16 settembre 2009

Tony Manero e la lercia ossessione Tv


Recensioni raccolte sui siti internet

Un film duro, asciutto e dalla confenzione volutamente sporca e realistica...

Tony Manero è un film ruvido, tagliente, lercio e nauseabondo, ma animato da un preciso e lodevole intento sociale e morale...

Tony Manero


Cile/Brasile 2008

Regia: Pablo Larrain

Interpreti: Alfredo Castro, Paolo Lattus

Raul, contagiato dall’ossessione “febbrile” del Sabato Sera


Cile 1979, nel pieno del golpe di Augusto Pinochet. Raul Peralta è un guitto ossessionato dall’idea di emulare Tony Manero, il protagonista del musical la Febbre del Sabato Sera. Sullo sfondo la dittatura cilena, con i soprusi e i desaparecidos. Una ricostruzione storica stimolante costituisce il sottotesto di riferimento simbolico del film Tony Manero di Pablo Larrain. La pellicola ha trionfato al Festival del Cinema di Torino, presieduto da Nanni Moretti ed è stata accolta da reazioni molto contrastanti in patria. Pablo Larrain scova nei meandri psichici dell’intenso Peralta (l’ottimo Alfredo Castro), contagiato dalla parossistica Febbre del Sabato Sera, nella mitopoiesi paranoica del protagonista del film della Paramount.
Il protagonista non sa cosa vuole, non ha un’ambizione particolare. Sa estrinsecare solo quello: il ballo come forma di espresione e comunicazione fisica. Le sequenze sgranate che si alternano rendono partecipi dell’estraneità nel racconto e danno la cifra di una folle lucidità. L’ossessione schizofrenica di assomigliare a un personaggio trapiantato dall’industria culturale degli Usa nello spazio mentale individuale conduce infatti a una deriva folle. Raul vuole vincere un concorso e non guarda nient'altro. Si trova in un vuoto esistenziale, nelle miserie di un paese schiacciato da un totalitarismo poliziesco, che però gli consente di sciacallare i cadaveri, con ferocia inaudita. Tony Manero cerca di impadronirsi di un nuovo orizzonte semantico (vede centinaia di volte il film, ne assimila ogni singola sequenza) stravolgendo la sua appartenenza, in un paese dove solo i sogni di plastica alienanti possono scalzare gli incubi del reale. Movenze decise e suadenti, in antitesi con i colpi inferti con ferocia ingiustificata alle malcapitate vittime. La brutalità di un uomo disposto a qualsiasi di violenza efferata pur di raggiungere l’obiettivo fa impressione. Trionfare nel programma televisivo sui sosia è la mission disperata di Raul. Come mai un regista giovane fa un film su quel periodo? Si tratta di un conflitto irrisolto. Pinochet (benedetto dalla Cia) è morto due anni fa, ci sono due mila desaparecidos. E il colonialismo culturale americano danneggiava in maniera bieca e sofisticata le menti. Altri undici settembre.

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