28 dicembre 2010

Fini e la escort

La prostituta che avrebbe registrato un video in cui racconta dei suoi presunti rapporti con il presidente della Camera Gianfranco Fini, il quale ha risposto querelando Libero e Il Giornale si chiama Rachele ed esercita la "professione" in quel di Reggio Emilia. Ecco il suo curriculum hard, comprensivo di lettera di referenze reperibile su un sito di escort searching: "Rachele Italiana, Escort a Reggio Emilia. Splendida escort , appena tornata a Reggio Emilia". Alla giovane Fini avrebbe promesso un posto nel dorato mondo del Grande Fratello. "Ciao sono Rachele Italiana, giovane, elegante, molto sexy e provocante, sono una modella pronta ad esaudire ogni tuo più particolare desiderio, posso riceverti o raggiungerti con un pò di preavviso. Sono esperta di feet job e sono una severa padrona e se lo vuoi anche con pioggia dorata e cioccolata. Chiamami ti aspetto per farti godere!!! Disponibile anche per cene e spettacoli hard di alto livello". Naturalmente si tratta di requisiti assolutamente necessari per sfondare e fare breccia tra i politici.

27 dicembre 2010

Dignità e diritti

di don Luigi Ciotti

No a definizioni come “prete antimafia”, e neppure “prete antidroga”, “prete di strada”, “di frontiera”. Etichette di questo tipo rischiano di far passare per “eccezionale” ciò che invece è – o almeno dovrebbe essere – normale e quasi scontato. Un sacerdote non può che schierarsi, con forza, contro le mafie e tutto ciò che le alimenta: dalla corruzione alle ingiustizie sociali, dalla violenza all’illegalità diffusa. Perché fra mafie e Vangelo c’è un’incompatibilità irriducibile, assoluta. Il Vangelo è parola di vita, di libertà, di speranza: è promessa e annuncio di quello che il crimine organizzato, con la sua cultura di morte, invece nega e cancella. E insieme al Vangelo, a fare da riferimento ai sacerdoti come ad ogni altro cittadino, ci sono la Costituzione italiana e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: testi che su piani diversi affermano lo stesso impegno per la verità, la giustizia, la dignità della persona umana.

Il presidente menzognero

24 dicembre 2010

Bagnara, Calabria. A un centimetro dal baratro

Del mio sventurato paese
C'è stato un tempo non lontano in cui avanzare una timida critica alla gestione della cosa pubblica, da parte del gruppo di potere che ha in mano il paese da quasi dieci anni equivaleva a porsi in maniera disfattista come nemico pubblico. Erano gli anni dei plebisciti bulgari (82% di voti alle comunali e 3500 preferenze per il consiglio provinciale del 2006 con il CCD per l'ex sindaco), passaggio preliminare rispetto all'elezione boom allo scranno della Regione Calabria con 11075 preferenze. Il massimo dello splendore. Nulla lasciava presagire una parabola discendente così immediata. Chi sollevava dei rilievi veniva accusato di lesa maestà, additato al pubblico ludibrio, voleva infangare un'azione volta esclusivamente alla promozione del "bene comune". Ebbene, l'arresto del consigliere regionale Santi Zappalà certifica, soprattutto a livello mediatico, la sublimazione del collasso del modello Bagnara. Nelle conclusioni in calce alle 56 pagine dell'ordinanza, si legge testualmente: "Zappalà non rappresentava un normale candidato che si limitava a chiedere l'appoggio dell'organizzazione criminale per favorire la sua elezione; piuttosto sembra plausibile allo stato ritenere che si tratti di un personaggio abitualmente aduso a trattare con ambienti malavitosi". L'ombra del voto di scambio e del concorso esterno al clan Pelle è inquietante, anche perché come dice il procuratore Pignatone, non è possibile che nella Provincia di Reggio ci sia qualcuno che non riconosca la portata criminale rappresentata dal sodalizio criminale, riconducibile alla cosca sanlucota.

La vicenda giudiziaria farà il suo corso, si sente dire da più parti. Va sospesa chiaramente ogni considerazione di merito, aspettando gli sviluppi della stessa. Fatte decantare le emozioni sul piano umano, però, alcune incalzanti considerazioni di carattere politico sono d'obbligo.

1) In nome del nuovo corso (?) il governatore Peppe Scopelliti è stato inequivocabile, sconfessando pubblicamente l'operato di chi chiede voti alla 'ndrangheta. L'onorevole Angela Napoli chiede lo scioglimento del consiglio regionale. Su che piano si pongono le aggregazioni partitiche locali?

2) E' assordante il silenzio di tutti i partiti politici (così solleciti a offrire sponda alla magistratura in altre circostanze più lievi) e dei sodali dell'uomo politico tratto in arresto, che cautamente sembrano scaricare il problema all'insegna del motto "calati iuncu ca la china passa" o derubricare alla sfera privata il grumo delle accuse.

3) A questo proposito sarebbe opportuno capire se c'è vita nel Partito Democratico, aggregazione ancora troppo intenta a tracciare strategie a perdere, per rendersi conto del proprio scollamento dalla realtà effettuale.

4) La miriade di associazioni che insistono sul territorio non hanno proprio nulla da dire? Alla fine della fiera nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili.

5) Un altro lascito gravoso è la situazione contabile dell'ente comunale, di cui si disconosce la reale entità. Si può dire, a scanso di equivoci, che non c'è uno stato di dissesto finanziario?

6) Chi si candida ad amministrare può escludere aprioristicamente che in futuro farà a meno del consenso della criminalità organizzata o scenderà a compromessi per ottenere sostegno in termini di voti, superato il clamore del momento?

Il passaggio successivo, nell'imminenza di una tornata elettorale così incerta, non può prescindere dall'impegno in politica di chi giustamente oggi non ci sta a identificarsi nel sistema nel suo complesso, della cosiddetta società civile, che osserva voyeuristicamente il corso degli avvenimenti, filosofando onanisticamente sul sesso degli angeli, di giovani professionisti e laureati che si impegnino laddove gli amministratori delle generazioni passate, senza connotazioni di carattere politico, hanno clamorosamente fallito. Chi sfoga oggi il proprio furore iconoclasta e rivendica il ripristino delle normalità democratica ha davanti questa sfida e si trova a un bivio, a un passo dall'abisso. Se non ora, quando? La storia non assolverà nessuno.

23 dicembre 2010

Il naso di Cleopatra, i tempi in cui la 'ndrangheta voleva rapire Silvio

dall'archivio di Repubblica


C' era un piano per rapire il finanziere Silvio Berlusconi. Lo avevano elaborato e discusso i capi della cosca Ruga-Musitano-Aquilino (quella cui sarebbe collegato don Giovanni Stilo, il sacerdote di Africo in carcere per associazione a delinquere di tipo mafioso). Era stata fissata pure la cifra del riscatto: venti miliardi, non una lira in meno. Un grosso affare, che doveva impegnare praticamente tutti i quarantotto membri della banda e mobilitare tutte le varie "succursali" dell' anonima sequestri della zona ionica reggina. Del progettato rapimento del proprietario di "Canale 5", ha dettagliatamente parlato ai giudici di Locri Franco Brunero, trentasei anni, il rapinatore di San Maurizio Canavese, che faceva parte della banda ma poi ha deciso di collaborare con la giustizia e che, con le sue ricche rivelazioni, ha messo nei guai don Stilo, affermando, anche nel confronto diretto con il sacerdote di Africo, di averlo visto ad un vertice di mafia. Anzi, ha aggiunto che don Stilo in quell' occasione disse di poter intervenire, con il pagamento di trecento milioni da versare a un alto prelato e a un giudice di Cassazione, per far rivedere la sentenza che condannava definitivamente il boss Cosimo Ruga per il sequestro dell' industriale torinese Mario Ceretto. Brunero è diventato per i magistrati locresi una fonte di notizie molto importante, e l' ordinanza di rinvio a giudizio della cosca Ruga firmata dal giudice istruttore Jelasi ne è una prima conferma. Ma Brunero, che ha spiegato tutti i segreti dell' anonima sequestri della zona ionica reggina e ha arricchito di particolari inediti episodi già parzialmente noti ai magistrati inquirenti, non è il solo "pentito" ad aver parlato di don Stilo con il dottor Ezio Arcadi il quale ha fatto arrestare il sacerdote-faccendiero. Ieri don Stilo se n' è stato tranquillo nel carcere di Locri. Il dottor Arcadi ha sospeso infatti per ora gli interrogatori. "Ci sono molte carte da guardare e da organizzare prima di proseguire, penso lunedì, con le contestazioni a don Stilo", ha spiegato il giudice. L' indagine istruttoria, che si prevede avrà tempi lungi, dovrebbe comunque essere a una svolta, anche perchè voluminosi nuovi dossier sono arrivati al magistrato che aveva richiesto atti istruttori a varie questure italiane. Dopo la pausa e dopo il nuovo interrogatorio di domani si prevede comunque che il difensore di don Stilo, l' avvocato Michele Murdaca, inoltrerà le sue richieste immediate per la libertà o per gli arresti domiciliari del proprio assistito. Nel frattempo, il giudice Arcadi dovrebbe avviare un' indagine parallela sull' istituto "Serena Juventus" di cui don Stilo è fondatore e preside. C' è il sospetto (secondo qualcuno le carte del magistrato sono più che sufficienti per dimostrarlo) che nell' istituto "Serena Juventus" siano state commesse irregolarità quanto meno nel "dispensare" diplomi a persone, provenienti da molte parti del paese, senza che ne avessero titoli e meriti. Ma è un' indagine alla quale il magistrato almeno inizialmente potrà dedicarsi molto poco: le vicende di mafia hanno la precedenza. - di PANTALEONE SERGI

Io voto da sola

21 dicembre 2010

L'affondo di Angela Napoli



http://www.zoomsud.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4591:ordinanza-integrale-degli-arresti-per-politica-e-ndrangheta&catid=82:primo-piano

Avviare le procedure per lo scioglimento del Consiglio Regionale della Calabria

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro dell’Interno

– per sapere – premesso che

- nella scorsa settimana sono stati notificati tre avvisi di garanzia emessi dalla DDA di Reggio Calabria a candidati del Consiglio regionale della Calabria nell’ultima competizione elettorale;

- l’accusa è di voto di scambio, concorso esterno in associazione mafiosa e associazione mafiosa;

- in data odierna, nell’ambito dell’operazione “Reale 3”, i Carabinieri del ROS e del Comando provinciale di
Reggio Calabria, hanno eseguito 12 arresti con l’accusa di associazione mafiosa e corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose;

- tra gli arrestati figurano il consigliere regionale della Calabria, Santi Zappalà, ed altri quattro candidati al civico consesso regionale nell’ultima competizione elettorale;

- l’accusa per tutti è di avere ottenuto il sostegno elettorale della cosca Pelle della ‘ndrangheta; l’appoggio avrebbe dovuto essere ricambiato facendo ottenere alla cosca favori di vario genere tra cui appalti con l’utilizzo di imprese di riferimento del gruppo criminale, finanziamenti e trasferimenti di detenuti;

- l’operazione odierna “Reale 3” evidenzia un palese condizionamento del voto nelle elezioni regionali della Calabria:

- se non ritengono necessario ed urgente avviare le procedure previste dall’articolo 126 della Costituzione della Repubblica Italiana per verificare se sussistono gli elementi utili allo scioglimento del Consiglio Regionale della Calabria.

On. Angela NAPOLI
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La sospensione di un consigliere regionale è di competenza del Governo (Ministero dell'Interno), art. 3 legge 12 gennaio 1994 n.30. Nel caso di sospensione di un consigliere, il Consiglio, nella prima adunanza successiva alla notifica del provvedimento di sospensione, e comunque non oltre trenta giorni dalla notifica, procede alla temporanea sostituzione, affidando la supplenza per l'esercizio delle funzioni di consigliere al candidato della stessa lista che ha riportato, dopo gli eletti, il maggior numero di voti. La supplenza ha termine con la cessazione della sospensione. Qualora sopravvenga la decadenza, si fa luogo alla surrogazione. I precedenti al Consiglio regionale della Calabria riguardano la sostituzione temporanea il 19 febbraio 2002 del consigliere Vincenzino Aiello con Mario Albino Gagliardi(Cdu) e quella il 5 aprile del 2005 di Enzo Sculco con Vincenzo Lucà. La decadenza ha invece riguardato consigliere Domenico Crea con la surroga di Demetrio Battaglia nel 2008. Attualmente il primo dei non eletti dopo Zappalà, nella lista del Pdl, è Gesuele Vilasi.

19 dicembre 2010

Alzare il livello dello scontro


Il capogruppo del principale partito italiano, a suo tempo ministro della Repubblica italiana, ha chiesto l'arresto preventivo di cittadini che intendono manifestare nei prossimi giorni. Una bestialità a livello giuridico. Maurizio Gasparri dimostra di essere proprio sprovvisto dell'Abc dello stato di diritto, ma non sembra essere più nemmeno questo il punto.

I continui richiami all'ordine pubblico, l'applicazione del Daspo alle manifestazioni proposto dal sottosegretario Alfredo Mantovano, la mistica del securitarismo vanno inquadrate in un disegno unitario. Sono pulsioni che hanno sempre attraversato questo esecutivo. Siccome nulla avviene mai per caso. C'è il sospetto fondato che l'autoritarismo sia parte di  una complessa strategia volta a risalire la china dei consensi, con una strumentalizzazione mediatica amplificata a dismisura. Gli apprendisti stregoni soffiano sul fuoco.

Mario Congiusta ha vinto la sua battaglia di civiltà

"dal delitto di Gianluca Congiusta sono trascorsi 596 lunghi giorni
... FINALMENTE GIUSTIZIA!!
Gianluca dal Cielo veglia su chi Verità e Giustizia ha voluto".  Così il sito della Fondazione Gianluca Congiusta commenta la condanna all'ergastolo, inflitta dalla Corte d'Assise di Locri, nei confronti del boss Tommaso Costa, ritenuto il responsabile dell'omicidio del commerciante di Siderno, avvenuto il 25 maggio 2005 per essersi ribellato alla richiesta di estorsione del suocero. Condanna anche per Giuseppe Curciarello a 25 anni di reclusione.

Una giornata storica per la Calabria: hanno un volto gli assassini di Gianluca Congiusta, il giovane commerciante di Siderno ucciso il 25 maggio 2005. Dopo cinque anni arrivano le condanne di primo grado: ergastolo per Tommaso Costa e 25 anni a Giuseppe Curciarello. Questa è la sentenza letta oggi dal presidente Bruno Muscolo nell’aula del Tribunale di Locri - affollata da tanti amici di Gianluca e della sua famiglia che non resteranno mai soli - che ha accolto la richiesta del pm Antonio De Bernardo.

La sentenza del tribunale di Locri di stasera è una decisione necessaria per la famiglia di Gianluca, che premia la straordinaria battaglia di civiltà condotta dal padre Mario e dai suoi familiari in cinque anni difficili, spesso in solitudine, a chiedere di non dimenticare e di non spegnere la luce. Una sentenza che restituisce forza e vigore al movimento anti-‘ndrangheta, in questo momento difficile per il territorio calabrese, per le istituzioni, per la politica, per le forze sociali, per i cittadini.

Ma la sentenza di oggi a Locri è di straordinaria importanza per tutta la Calabria. Sono davvero troppe le morti dimenticate, che non hanno avuto verità dalla storia, che non hanno avuto giustizia nelle aule dei tribunali. Una vergogna – denunciano ancora una volta daSud e Stopndrangheta.it - che pesa come un macigno insopportabile sulla Calabria e che rappresenta una responsabilità gravissima per le classi dirigenti del Paese. Una situazione indegna: troppi familiari e troppi onesti in questi anni sono stati offesi e umiliati dallo Stato che li avrebbe dovuti tutelare, persino da troppi calabresi colpevolmente distratti o peggio complici. La sentenza di condanna per l’omicidio di Gianluca Congiusta può essere quindi la scossa necessaria e la scintilla che produce un nuovo inizio. Che restituisca finalmente dignità ai calabresi onesti. La serata di oggi dell’associazione daSud e di Stopndrangheta (a Roma, nello Spazio daSud, in via Gentile da Mogliano 170) assume un nuovo significato: saranno dedicati alla memoria di Gianluca Congiusta il concerto del cantautore Carmine Torchia e la festa di Natale. Nasce la serata “Gianluca Congiusta, ragazzo”. Un piccolo gesto per ricordare Gianluca, sottolineare l’importanza della sentenza e ribadire ancora una volta – come è stato fatto oggi in aula del tribunale a Locri e qui a Roma – che la famiglia di Gianluca non resterà mai sola.

17 dicembre 2010

Rigurgito antifascista



Zittire qualcuno, apostrofandolo come vigliacco, ripetutamente, in mancanza di altri argomenti e non dare risposte, non è un comportamento civile, tanto meno se si è Ministri della Repubblica, anzi se vogliamo è qualcosa di tipico delle dittature, da cui proviene il brodo di cultura ideologico del soggetto manganellante. Tutto torna alla fine.

16 dicembre 2010

L'ultimo transfuga



Lo scilinguato intervento alla trasmissione radiofonica Un giorno da pecora di Domencio Scilipoti, faccendiere, deputato dell'Idv che ha votato la fiducia al governo Berlusconi e vanta nel suo palmares delle risapute frequentazioni 'ndranghetiste, è l'esemplificazione plastica della superficialità con cui è selezionata la classe dirigente dal partito di Antonio Di Pietro, uno che per tanto tempo ha fatto la morale al Pd (che quanto a cambi di casacca e scelte tafazziane vanta un inarrivabile primato). Al tempo il caso Calearo denota quanto siano vacue le prediche di chi parla di improbabili allargamenti al centro nel momento in cui si prefigurano le magnifiche sortie e progressive strategie di posizionamento del centro-sinistra.

Una lavanderia da cui sono passati in parecchi, rifacendosi l'imene politico. Criteri improntati all'assenza di trasparenza e democrazia nella struttura sono quelli che hanno portato all'arruolamento di gente come Aurelio Misiti, signore del Ponte sullo Stretto, che ha salvato nell'ultima legislatura il progetto dell'Opera faraonica. Certo, con gente così, Di Pietro non può più rivendicare alterità politica, rigore e centralità nella questione morale senza suscitare sbadigli. Se questa è la Terza Repubblica e se questi sono i dirigenti meglio rottamarli, ma se chi propone la rottamazione (leggi Renzi) va a cena con Berlusconi, non c'è proprio speranza. Meglio un esecutivo sine die del Cavaliere per vaccinarsi ancora un po'.

12 dicembre 2010

Il paradosso dei tifosi rossoneri

tratto da voicepopuli.it

Dicono che non bisogna mischiare il Calcio con la Politica.
In realtà, soprattutto in Italia, sono strettamente connessi.
Succede dal 1986, anno in cui piovono i Miliardi dagli Elicotteri. Il LIvello sale, la posta in gioco diventa grossa, si alzano gli stipendi, si prendono Campioni immensi, ed allenatori con una nuova filosofia.
Il Milan tra l’88 ed il ‘94 vince tutto. Con merito. Sul campo è di una potenza devastante.
Berlusconi si presenta agli elettori nel 1994, con un sex appeal calcistico imbarazzante: Scudetti, Coppe Campioni e Intercontinentali.
Stravince le elezioni. Si dovrà poi dimettere per gli avvisi di Garanzia.
Succede qualcosa di diverso nel 2008. Tra il 2003 e il 2007 arrivano altre due coppe dei Campioni. Quella del 2007 sembra così prevista da Berlusconi che a Marzo dice: “Vinciamo Noi”. In finale avrebbe profetizzato pure la doppietta di Inzaghi. Nel 2007 ci furono parecchie amministrative, tra cui Monza, dove il Pdl stravince.
L’anno dopo, con la stessa tecnica, Berlusconi sbaraglia l’opposizione e ottiene una maggioranza record alle politiche.
Il Milan ed i tifosi rossoneri anche in questo hanno dato una grossa mano. Escono però tra il 2008 ed il 2010 numerosi scandali legati al Presidente. Uno su tutti il fattaccio Escort.
Ecco, è qui che il Milanista non sa più che pesci pigliare: nutrito di vittorie che l’hanno fatto sognare per anni, ha ricambiato la propria passione comprando abbonamenti, biglietti, cappellini di Gullit, medaglie, magliette e milioni di stronzatine che il consumismo gettava sulla piazza per il popolo spendaccione.
Oggi che la realtà è venuta a galla il Popolo Rossonero si sente preso in giro, sfruttato per il mero consenso elettorale, un pò come le Escort usate per la campagna elettorale. Solo che una differenza sostanziale rileva: Le Escort si fanno pagare, i Tifosi Milanisti pagano di tasca propria.
Come puoi tu tifoso rossonero, ora che hai capito il trucco, recarti allo stadio e tifare la tua squadra del cuore che è nelle mani dell’Imperatore che ti ha “cornificato”?
Hanno contribuito per anni ad eleggere l’Imperatore, che ha consegnato loro quello che volevano: Vittorie! Salvo fregarli nella vita Reale.
Già ai tempi dello spettacolo dei Gladiatori, al popolo veniva servito il pane e dati loro gli spettacoli. Oggi i calciatori sono i nuovi gladiatori, che fanno sognare generazioni, ma in fondo servono ad uno scopo molto più importante: l’allargamento del consenso.
In questo caso politico.  
Ci sarebbe da affrontare la spartizione di vittorie che tra il 1992 ed il 2006, hanno avuto protagoniste Milan e Juventus.
Ma questa è un’altra storia.