09 settembre 2009

Mafia calabra in Deutchlandia


E’ opinione diffusa tra gli esperti che si parli diffusamente e pubblicamente di un fenomeno mafioso-criminale solo nel momento in cui esso è in declino. Semplificando queste ipotesi di scuola, si parla con grande enfasi della potenza di fuoco dei casalesi, mentre il loro potere effettivo nello scacchiere del malaffare sembra spuntato. Per converso la mafia calabrese è sempre più mimetizzata nelle cronache nazionali o internazionali.

La 'ndrangheta in Germania, dopo la strage di Duisburg di due anni fa, continua a fare affari e la sua capacità di inabissamento, la pone al riparo dalle indagini giudiziarie. La sua struttura familistica la rende inaccessibile. Sono 229 i clan e 900 le persone coinvolte in un rapporto redatto dalla polizia della Germania Federale.

Come ribadito nell’inchiesta del giornale tedesco Zeit nelle 396 pagine de Bundeskriminalmt si parla di traffico d’armi, omicidi, antiriciclaggio, traffico di droga, smaltimento di rifiuti tossici ed estorsioni. Nel rapporto i nomi delle famiglie dei clan sono ricorrenti. Figurano ben 17 Sebastiano Strangio, 10 Antonio Romeo e 13 Domenico Giorgi. Per questo gli inquirenti hanno dovuto confrontare i nomi, i luoghi e le date di nascita con quelli delle madri. Come se non bastasse, a confondere ancora di più le cose c’è il fatto che alcuni affiliati a un clan hanno il cognome di un clan avversario. In passato c’è stato perfino il ramo di una famiglia che è passato dalla parte dei nemici. I mafiosi di San Luca, insomma, sono tutti imparentati. Anche per questo la ‘ndrangheta è impenetrabile come le triadi cinesi. I mafiosi si riproducono come cellule tumorali. E la cattura di Giovanni Strangio non ha cambiato le cose. Nella Repubblica Federale il reato di associazione mafiosa non esiste e riciclare il denaro sporco è molto più facile che in Italia, scrivono gli inquirenti. In Germani la polizia è tenuta a dimostrare che il denaro investito sia di provenienza lecita. Dal 2001, anno in cui sono stati aboliti i controlli alle frontiere in base al Trattato di Schengen la criminalità organizzata ha conosciuto un’espansione in tutta Europa, dalla Germania ai Paesi Bassi, dal Belgio alla Francia, dalla Spagna al Portogallo, tutti paesi in cui l’opinione pubblica è convinta che una mafia locale non esista. I mafiosi agiscono indisturbati, il più delle volte, perché senza crimini visibili la mafia non esiste. Troppo spesso i mafiosi sono considerati imprenditori, che gestiscono ristoranti, alberghi o imprese.

E l’immagine del colletto sporco non attecchisce, soppiantata da quella veicolata dalle innumerevoli fiction, anacronistica della coppola e dalla lupara. Sorpassata dalla storia, ma capace di rassicurare l’opinione pubblica, di farla stare nel suo quietismo artefatto.

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