25 febbraio 2012

Prescrizione non è assoluzion



Prosciolto grazie alla legge Cirielli, per intervenuta prescrizione. Dopo cinque anni di dibattimento si chiude, per ora, il processo Mills, in cui Silvio Berlusconi era imputato per corruzione in atti giudiziari.

A parte l'abnormità di un uomo che ha piegato l'intera normativa ai suoi voleri ed interessi (le famigerate leggi ad personam), è stato stabilito il non luogo a procedere dunque. L'art.129 di procedura penale dice che un giudice deve assolvere non colpevole, anche se reato prescritto. Se prescrive, non è non colpevole. Il fatto che l'avvocato David Mills sia stato condannato, quindi paga il corrotto non il corruttore, è un semplice dettaglio dell'incubo in cui l'Italia è piombata per un ventennio.

23 febbraio 2012

Gotica e certa stucchevole retorica nei dibattiti antimafia

Nei dibattiti e nelle presentazioni antimafia in AltItalia - per farsi un'idea di quanto sia percepito da un uditorio il tema in esame - una buona cartina di tornasole sono le domande poste dagli astanti: un pubblico sovente colto e impegnato, mosso da uno spirito civico sopra la norma.

Non è raro in questi casi cogliere una sottovalutazione del tema (del resto fino al 2010 il Prefetto di Milano sosteneva che la mafia non esisteva sotto le guglie del Duomo), atteggiamento che ha lasciato il passo a una crescente volontà di alfabetizzazione, di conoscenza. Certe domande, al limite del grottesco, lasciano sempre di stucco.

A quella tipica: "Come si fa a riconoscere uno 'ndranghetista?", se ne può aggiungere un'altra ancora più sconcertante: "Ma se a San Luca proliferano i malavitosi, non si può togliere la patria potestà alle famiglie in odore di mafia?".

Ora, senza entrare nello specifico, questi quesiti, ancorché ingenui, perché, come tutti i luoghi comuni, prefigurano un pregiudizio antropologico manicheistico-lombrosiano sui malviventi del terzo millennio, riflettono una certa superficialità nella percezione dell'argomento mafie, figlio dell'indottrinamento da mafia folk coppola e lupara, amplificata dal veicolo fiction/narrazione mitologica.

Ovviamente interrogano anche chi fa antimafia su certa autoreferenzialità sterile e su come possa essere percepito il fenomeno delle organizzazioni criminali nel momento in cui aumenta a dismisura il filone, la pubblicistica in materia.

Detto questo un libro come "Gotica" di Giovanni Tizian è uno squarcio nella coltre perbenista di un Nord Italia che si ritiene immune dalla penetrazione mafiosa e invece è un incubatore di attività illecite, che si mischiano nei gangli dell'economia legale con le compiacenze della zona grigia. Non è un testo che fa copia e incolla delle ordinanze dei giudici, ma permette di capire come si articola la holding leader del crimine globale, che ha trasformato il suo business nella terziarizzazione del suo agire criminale, nella fornitura di servizi, nel porsi come un canale parallelo con meno diseconomie di scala. E' ancor più utile leggerlo adesso che Giovanni, figlio di un funzionario di banca integerrimo, ucciso a Bovalino nel 1989, vive sotto scorta per via delle sue rigorosissime inchieste giornalistiche. Sulla sua testa pende una taglia messa dai clan. Fa piacere sentire dal vivo la sua forza tranquilla, la volontà di non arrendersi alla protervia mafiosa, la sua normalità grondante di mancanza di autocmpiacimento meridionalista. Leggerlo e aderire alla seconda fase della campagna dell'associazione daSud, servirà a sgombrare il campo dal cielo padano plumbeo, denso, incantato e incredulo, costruendo buone pratiche. Un universo dominato dalle mafie, né più e né meno del Mezzogiorno, com'è stato fatto credere ad arte.

22 febbraio 2012

Cocacolla.it deve vivere

CocaColla.it è un blog che dal 2010 si occupa di arte, design, advertising, lifestyle e trend della rete, dedicato a chi ama l’arte contemporanea in ogni sua espressione.
Il nostro blog in questi due anni ha avuto talmente successo che è diventato uno dei punti di riferimento per il design e per la street-art. Grazie al quotidiano impegno e alla costante dedizione del nostro team, CocaColla è entrato nelle chart italiane di settore, toccando gli 1,5 MILIONI di visitatori unici nel primo anno di vita. Contiamo più di 7000 liker su Facebook e 1000 follower su Twitter. I nostri articoli sono stati letti in 202 paesi sparsi per il mondo.
CocaColla è diventato talmente famoso che anche la Coca-Cola Company si è accorta di noi e un paio di settimane fa, per mano del loro ufficio legale, ci ha fatto recapitare due lettere di diffida, chiedendoci di ritirare le pratiche avviate per la registrazione del marchio e la cessione nei loro confronti del “nome a dominio” www.cocacolla.it. Non sono da ritenersi esenti i nostri profili social. Pena citazione a giudizio. La motivazione è la seguente: … che la registrazione e l’utilizzo da parte sua del nome a dominio www.cocacolla.it determina l’insorgere di un grave rischio di confusione per i consumatori che possono essere indotti a ritenere che il segno COCACOLLA ed il nome a dominio www.cocacolla.it siano volti a contraddistinguere prodotti/servizi distribuiti, organizzati o sponsorizzati dalla nostra cliente o che comunque l’uso del segno COCACOLLA da parte sua sia stato autorizzato dalla nostra assistita in base ad accordi o altri legami contrattuali o societari, il che non corrisponde al vero. L’uso del segno COCACOLLA e del nome a dominio www.cocacolla.it da parte sua costituisce inoltre contraffazione dei celebri marchi costituiti dalla dicitura Coca-Cola della nostra assistita. In poche parole ci chiedono di chiudere, cedere il dominio e di sospendere la pratica di registrazione del marchio. Ed in soli 15 giorni. L’idea di chiamare il blog CocaColla nasce da uno dei nostri primissimi brainstorming, quando pensammo di mettere insieme la colla, elemento fondamentale dell’artistica di base e della street-art, con la Coca-Cola, simbolo della cultura pop, dell’industrializzazione e della pubblicità.
Per noi in questo nome c’era tutto quello che volevamo comunicare: tutte le nostre passioni, tutti gli argomenti che di lì a poco sarebbero diventati i temi del nostro lavoro quotidiano di ricerca e produzione di contenuti. Un nome facile da ricordare e irriverente che fa il verso proprio al soft drink più famoso al mondo.

Immaginavamo che prima o poi qualcosa sarebbe potuto accadere, quindi non appena abbiamo
ricevuto le lettere abbiamo contattato uno specialista in diritto industriale e in proprietà intellettuale.
Analizzato il caso ci ha convinto che fosse meglio mollare tutto, perché andare avanti in un'azione legale sarebbe stato un massacro, soprattutto per le nostre tasche.
Il nostro è infatti un progetto editoriale e non avremmo mai potuto permetterci una battaglia legale contro una multinazionale del genere.
Ormai con certezza, dobbiamo comunicarvi che il 5 Marzo 2012 chiuderemo il dominio
www.cocacolla.it e tutti i profili social ad esso collegati.
Inutile sottolineare la nostra amarezza, figlia dall'ennesima situazione nella quale Davide soccombe inevitabilmente contro Golia.
Con questo comunicato vogliamo attenzionare a tutti voi quanto è accaduto e comunicarvi che stiamo già lavorando ad una nuova identità.
Per evitare di perdere quanto costruito in questi due anni con CocaColla vi chiediamo di sostenerci comunicando la news sui vostri blog, sulle vostre pagine, sui vostri canali e su Twitter usando l’hashtag #supportcocacolla. Potete registrarvi alla nostra newsletter rimanendo aggiornarti sugli sviluppi futuri del nostro blog. Di questa storia ve ne saremo grati.

Il Fu Drink Teaam

14 febbraio 2012

Binario 21 chiama Italia: Vinicio Capossela in concerto



La solidarietà in musica regala emozioni calde e momenti di grande umanità. Il cantautore Vinicio Capossela ha dedicato un concerto a Oliviero e Stanislao, i due lavoratori di Servirail, ex Wagon Lits, licenziati dopo i tagli sui treni notte. Da mesi gli operai vivono sulla torre prospiciente al binario 21 della stazione Garibaldi per difendere il loro posto di lavoro e rivendicare il diritto ad avere un'occupazione (più vicini al trascendente che agli umani). Un tema su cui si dovrebbe riflettere. Siamo tutti sulla Torre!.

06 febbraio 2012

I sobri tecnici: forti coi più deboli, zerbini coi potenti

I professori al governo stanno sferrando una vera e propria offensiva verbale contro il mondo dei precari. Dal loro punto di vista tecnocratico il male assoluto sono l'articolo 18 e il malcostume italico grazie al quale ci si può poggiare dietro un welfare traballante.

Prima le dichiarazioni di Michel Martone ("chi finisce l'università a 28 anni è uno sfigato"), poi lo scivolone di Monti ("il posto fisso è monotono"), quindi l'ennesima reprimenda del ministro dell'interno Anna Maria Cancellieri ("Noi italiani siamo fermi al posto fisso, vicino a mamma e papà").

Ora, non tutti i cattedratici abusivamente al governo possono permettersi lezioni di moralità così volgari e spocchiose parlando di dogmi, totem e tabù. Martone deve ringraziare i buoni uffici del padre, amico di Previti, Monti ha nominato un sottosegretario che aveva una casa pagata a sua insaputa, la figlia del Ministro del Welfare Elsa Fornero ha un contratto all'Università, per via del ruolo del marito, l'economista Mario Deaglio che avrà vergato tanti editoriali contro il familismo italico su La Stampa. Ora questi non sono pettegolezzi da Dagospia, sono fatti.

Da quale pulpito viene la predica insomma. Non è questo il tema. Ecco in che mani siamo, tanto per intenderci: "Emergenza mafia? Non ci risulta. Non abbiamo nessuna denuncia né dati che ci spingano a ipotizzare l’ esistenza di infiltrazioni mafiose serie a Genova, come invece accade in altre zone della Liguria, specie nel ponente".

Dichiarazioni rilasciate nel 2009 dall'allora prefetto, oggi al Viminale. E' dell'altro ieri la notizia di un secondo comune sciolto per mafia in Liguria Se si pensa che la manovra Salva-Italia l'avrebbe potuta fare anche lo zio di Bonanni, non è che ci volesse il governo delle elite per fare transitare l'Italia sull'orlo del baratro, con saccenza inusitata e sprezzo delle categorie deboli. Attendiamo ancora il beauty contest e le leggi anti-corruzione, su cui le chiacchiere stanno a zero.