05 luglio 2009

Scurati, ovvero le paure del postmoderno

"Visto che il mondo sta prendendo una direzione delirante è il caso di assumere un punto di vista delirante". (Jean Baudrillard)

Per un voto non è riuscito a vincere il premio Stregil-bambino-che-sognava-la-fine-del-mondo.jpga. Il libro di Antonio Scurati "Il bambino che sognava la fine del mondo" merita comunque di essere letto e indaga sulla speculazione delle paure da parte dei media, violando il tema-tabù della pedofilia. Tra gli altri piani narativi, c'è anche il racconto di un'isteria di massa contagiosa che a molti ha ricordato la caccia alle “Streghe di Salem”, in chiave una chiave postmoderna. Anche Internet e i nuovi media ci fanno regredire patologicamente agli istinti primordiali, facendoci vivere emozioni superficiali. Il successo di siti come You porn anche in Italia (99 milioni di pages views al mese, 2 milioni di pagine viste al giorno), la mercificazione delle webcam girl e la reiterazione conformistica del male nel web 2.0 indicano una virtualizzazione dei rapporti ormai inevitabile. Nel villaggio globale non esistono più apocalittici o integrati. Sosteneva Jean Baudrillard che la storia della rappresentazione del mondo sembra arrivata al suo compimento e il mondo sta scomparendo, inghiottito dalla sua immagine riprodotta, come se fosse fagocitato in un buco nero. “La simulazione dello scambio dei segni ha finito per sterminare ogni referenza reale”. Ha ancora senso questa definizione? In una delle tante presentazioni del suo libro a Milano lo stesso Scurati ha riferito: “Siamo nel tempo della cronaca, il tempo del presente, e in questa dimensione il male e la violenza non hanno alcuna possibilità di riscatto e redenzione, e rimangono senza senso. Il ‘900, al contrario, pur essendo stato un secolo di grandi tragedie, proprio perché proiettato verso il futuro ha dato la possibilità al male di essere riscattato dalla storia”. Una definizione teorica condivisibile. L'immediata accessibilità domestica consente un rapporto immediato con la pornografia e il “male assoluto” della pedofilia su Internet. Nell'ibridazione cinica tra talk show e nella manipolazione dell'informazione rientrano le redenzioni mediatiche di Bruno Vespa. Uno che a Scurati non è che stia molto simpatico.



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