10 luglio 2009

Il lavoro (virtuale) ai tempi del web 2.0

Oh San Precario, Protettore di noi, precari della terra. Dacci oggi la maternità pagata Proteggi i dipendenti delle catene commerciali, gli angeli dei call center, le partite Iva e i collaboratori appesi ad un filo. Dona a loro ferie e contributi pensionistici, reddito e servizi gratuiti e salvali dai lugubri licenziamenti San Precario, che ci proteggi dal basso nella rete, prega per noi interinali e cognitari Porgi presso Pietro, Giacomo, Paolo e i Santi Tutti la nostra umile supplica Ricordati delle anime in scadenza di contratto torturati dalle divinità pagane, libero mercato e flessibilità Che si aggirano incerte senza futuro nè casa Senza pensioni nè dignità. Illumina di speranza i lavoratori in nero. Dona loro gioia e gloria Per tutti I secoli dei secoli
MAYDAY

Volevo solo lavorare”. Ricorda così la sua dipartita dalla “terra maligna”. Giorgio ha 32 anni, un futuro da inventare, figlio di un presente precario. Fuggito dall’estremo lembo del Sud Italia in cerca di occupazione, dopo aver conseguito una laurea in Economia e Amministrazione delle Imprese, coabita con il pensiero di essere un fallito. Di aver sbagliato tutto. Da qualche giorno sempre più pressante e invasivo, non più saltuario. Pensieri atipici. L’idea si insinua con maggiore pervasività quando il suo cellulare non squilla.

Quando la depressione si fa breccia, la sua mente vive prigioniera di ubbie. Non è facile gestire il suo tempo vuoto e le sue giornate senza lavoro. I suoi ritmi giornalieri da tre mesi sono sempre uguali, di routine. Sfrutta la connessione wireless, concessa per benevolenza dai condomini del suo stabile sito in Milano Nord. Sveglia mattutina per non sentirsi addosso un senso di inettitudine autoindotto ma costante. Invio di curriculum attraverso i siti di job recruitng, le mirabolanti agenzie di lavoro interinali, gli immancabili centri per l’impiego. Senza considerare il tam tam, le segnalazioni degli amici, le inserzioni raccolte per i giornali. Avrà inviato 1300 curriculum da marzo a luglio e fatto una trentina di colloqui. Imbellettato, giacca e cravatta, senza un filo di barba, dissimulando perfino un accento nordico.

“Le faremo sapere”, "La contatteremo presto, a prescindere dell'esito", "..sarà nostra premura recuperarla". Le risposte che riceve si assomigliano nella loro cinica alternanza. “Il suo profilo è sovradimensionato rispetto alle nostre reali esigenze”. “Presenta skills non conformi alla richieste per la ricerca di un profilo”.

Oramai Giorgio sarebbe pronto a fare di tutto. Ma ritiene di essere felice della vita che conduce. Quattro lavori nel giro di un anno e un master in Placement and executive & Bank management di un anno e mezzo. Sportellista in un ufficio postale, contabile, data entry in uno studio per commercialista, addetto all’elaborazione della busta paga per conto di accenture. Sempre part-time o a tempo determinato. Abbastanza per essere inserito nelle graduatorie censuali dell’Istat. Molto per non essere più in grado di stupirsi. Quindi il silenzio.

A fine mese l’affittuario chiede la retta mensile. Puntuale. E i risparmi sono quasi finiti. Meno male che nella chat c’è una ragazza che vive a Salerno con la quale condividere momenti intimi. La camera di compensazione nella Repubblica fondata sul lavoro che non c'è. Alla sera però Giorgio va a dormire felice. "Ho fatto il mio dovere". Del diman che passa in fretta non v'è certezza.

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