09 luglio 2009

La versione ufficiale e la realtà parallela

Elio Letizia, padre della papi-girl Noemi, chi era costui? Da lì si muove l'inchiesta de La Voce delle Voci, parzialmente seguita da Enrico Fierro de l'Unità. Ecco cosa viene riportato nel sito: "alla Voce risulta invece che sono in corso indagini top secret alla Procura di Napoli proprio per accertare il possibile collegamento fra i Letizia di Secondigliano (Benedetto detto Elio, ma anche altri suoi stretti congiunti) e il clan Letizia affiliato ai Casalesi".

E allora, ecco le conclusioni sconvolgenti, sembra un romanzo scritto da Giancarlo De Cataldo, a cui arriva lo stesso giornale in un editoriale firmato da Rita Pennarola che si riporta integralmente: "Quando abbiamo mandato in stampa l'inchiesta di luglio "Ore Contate" (ormai quasi dieci giorni fa), praticamente non esistevano segnali concreti di quell'addio forzato alla scena politica che per Silvio Berlusconi ora e' gia' chiaramente nell'aria. E non lo dicono solo i commentatori politici, ma tutta una serie di indicatori che la Voce aveva portato agli occhi dell'opinione pubblica fin dal numero di giugno, con l'ormai famosa inchiesta Papi, Letizia e i Clan. Perche', per chi conosce i segnali lasciati lungo il suo cammino dalla camorra, quegli scenari che suonano come un pizzino in mondovisione, la discesa di un premier in un ruspante saloncino per feste dentro Casoria non puo' che essere il primo atto di una resa finale. Un tentativo di trattare con chi non conosce altre ragioni se non quelle della minaccia e del sangue. Ora, disbrigate le faccende del G8 e forse un paio di Consigli dei ministri, re Silvio approfitterà della pausa estiva per far calare il sipario su questa sua vicenda personale che ha rischiato (e forse ancora rischia) di compromettere i destini della democrazia e del Paese. Quello che ci sara' da chiedersi, a breve se, come ci auguriamo, tutto si concluderà con la sola uscita di scena del premier - sarà soprattutto quale sarà la contropartita per una malavita organizzata che era arrivata ad alzare il tiro fino al punto da mettere sotto scacco il capo di un governo. Del resto, come hanno ricordato in queste settimane ma sempre dopo l'inchiesta della Voce altri giornali, non e' la prima volta che l'uomo piu' potente d'Italia finisce sotto ricatto mafioso. Ci aveva gia' provato la mafia ai tempi della Standa, quando Berlusconi fu costretto a trasferire la famiglia in Svizzera e ad Arcore approdo' uno stalliere di nome Vittorio Mangano. Ne' e' un mistero che oggi ci siano giornalisti e magistrati sotto tiro, obbligati a vivere sotto scorta (come documentiamo in esclusiva nell'inchiesta di questo numero sul clan La Torre). Ma la cosa che piu' sconcerta, in tutta questa vicenda, e' che, per far passare sotto silenzio la reale portata dell'attacco alla democrazia lanciato dai clan, si sia montata la bufala mediatica dei festini a base di escort e veline. Nessuna meraviglia che il falso exploit sia stato orchestrato dai Servizi, non sarebbe certo una novita'. Ben piu' strano risulta il fatto che partner della montatura siano stati i principali quotidiani italiani".

"Nel caos mediatico di questi ultimi mesi una sola ma decisiva posizione di fermezza e' arrivata dal ministro dell'Interno Roberto Maroni e dagli straordinari risultati che proprio in questo periodo di fuoco ha portato a casa con la sua intransigente azione anticamorra. Casalesi e Scissionisti hanno dovuto piegare la testa per la prima volta e i loro clan sono stati letteralmente sbriciolati. Forse solo un ministro leghista ma con la tempra di un Maroni poteva ottenere risultati di questo genere. E a riconoscerlo, soprattutto al Sud, sono anche i tanti naufraghi di quella sinistra radicale che su questo terreno ha accumulato oceani di parole e di convegni, senza mai conseguire un risultato concreto. Per questo, se si dovra' a breve andare ad una successione del leader Berlusconi, prima ancora che siano concluse le manovre sotterranee in atto, quel fuoco amico tutto interno al Pdl per designare colui che prendera' il posto di Silvio, permetteteci una riflessione. Attenzione a consegnare il Paese nelle mani di una persona che dentro il centrodestra rappresenta gli interessi di cosche e clan. Purtroppo ce ne sono tanti, e lo abbiamo visto anche in occasione delle amministrative. Noi qui sommessamente rivolgiamo una preghiera e un consiglio: vogliamo a capo del governo Roberto Maroni. Perche' la battaglia per il ripristino della legalita' in un Paese ad altissimo tasso mafioso possa continuare con forza ancora maggiore. Se ci e' concesso, infine, esprimiamo anche un'utopia: vorremmo un Maroni. Ma senza Bossi". Pure illazioni, difficile crederlo.

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