13 luglio 2009

L'Opa ostile del Grillo (s)parlante al Pd


















Grillo non fa altro che aizzare la piazza su temi che fanno o facevano parte del programma dell'Unione.
(Marco Travaglio)

In un partito libero e realmente a vocazione maggioritaria, le obiezioni tecniche a Grillo (le sue critiche irriverenti e reiterate al Pd, la mancata iscrizione, il non possesso della tessera, la sua ostentazione dell' antipolitica) possono essere un elemento dialettico, non già un ostacolo insormontabile.

La fragilità di un gruppo dirigente, dove le tessere si moltiplicano esponenzialmente in vista dell'assemblea congressuale e non più di qualche giorno prima D'Alema aveva usato argomentazioni feroci per bollare il reggente Su-Dario Franceschini con il segretario che si era scagliato contro il vecchiume che si autoricicla, si misura nella reazione compatta contro Grillo. In altre parole è il sentore di una lobby che teme la scalata del parvenu.

Un conto è l'antiberlusconismo, altro è esautorare l'intero gruppo dirigente. E' un pericolo che va disinnescato. La scelta deve avvenire dentro le segrete stanze, seguendo gli stanchi rituali della politica-politicienne tradizionale.

Deve essere questo istinto autoconservativo dei vertici del Partito Democratico a ispirare i ragionamenti seguenti all'annuncio choc di Beppe Grillo.

Il Pd si è riscoperto partito-apparato, altro che forza politica liquida e riformista. E' bastata la minaccia-ciclone del comico genovese a mettere la nomencaltura post-democomunuista in allarme. "Il 25 ottobre ci saranno le primarie del PDmenoelle. Voterà ogni potenziale elettore. Chi otterrà più voti potrà diventare il successore di gente del calibro di Franceschini, Fassino e Veltroni. Io mi candiderò. Niente paura. Grillo non passerà.

"Il partito non è un taxi", "Non ammetteremo chi ha sempre criticato il partito". Queste le parole dei dirigenti. E avanti con il vuoto pneumatico e con la pantomima congressuale.






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