09 ottobre 2009
Venditti e...idiozie
Prima di tutto i fatti. Durante un concerto in Sicilia del 2008 Antonello Venditti, si è abbandonato a alcune considerazioni benevole nei confronti dell'Isola, mettendo in cattiva luce, per contraltare, la Calabria: "Ma perché Dio ha fatto la Calabria? Io spero che si faccia il ponte, almeno la Calabria esisterà. Qualcuno deve fare qualcosa per la Calabria". Venditti ha rincarato la dose: "Ho conosciuto un ragazzo calabrese che prendeva il traghetto per la Sicilia, dove trovava una ragione, la cultura. In Calabria non c’è veramente niente, ma niente che sia niente". Ora, trattare Antonello Venditti, con le sue diaspore dal veltronismo a Sinistra e libertà e i suoi vocalizzi stantii (che nascondono solo una vena creativa sbiadita), alla stregua di un intellettuale o di un meridionalista è poco costruttivo. Nell'aprile 2008, il nostro predicatore sul palco di Reggio Calabria magnificava il lungomare più bello d'Italia. A parte il paraculismo d'essai e la delusione che può generare un voltafaccia. Meglio valutare la polemica come merita, cioè considerandole le offese gratuite, fango inspiegabile e inutile, indice della visione xenofoba che si manifesta dietro le parole.
Si sono sprecate le analisi e l'indignazione ha trovato un canale di sbocco grazie alla diffusione virale di un video caricato su Youtube che inchioda inevitabilmente Antonello Venditti (al di là di qualunque smentita peggiorativa). Parole in libertà che stonano come le sue stecche e la sua ugola appannata da un inutile ripetersi, come se avesse cantato una lunga canzone da vent'anni. Lo scoop del sito di informazione Strill.it dà adito a qualche semplice considerazione. Non per gettarla sempre in politica, ma la classe dirigente nel complesso, che insorge per le parole del cantautore romano, corredata dalla parte dei calabresi onesti, più che rispondere al vaniloquio impazzito di un artista sul viale del tramonto dovrebbe elaborare politiche capaci di pianificare una rinascita, una svolta nella percezione dell'opinione pubblica, che non si fa con le campagne di Oliviero Toscani. Cercare di risolvere senza insabbiare la vicenda delle navi dei veleni potrebbe essere un punto di partenza. Del resto il pregiudizio antimeridionale, sedimentatosi in decenni di leghismo inveterato e di esportazione dell'egemonia criminale, non si estinguono con facilità. Venditti ha espresso in maniera sbagliata un sentiment diffuso a livello planetario. Non si può contrapporre, a parte l'inevitabile livore del momento, soltanto il sole, il mare e le belle giornate per rispondere all'accusa di mancanza di cultura nella terra dei Bruzi. Il rischio è di diventare patetici, queruli e autoreferenziali. Questo non significa che si debba scadere ai livelli del cantautore romano in evidente declino artistico. Alla fine il Venditti migliore è quello che è restituito dall'imitazione di Corrado Guzzanti. Se si usasse, però,la stessa energia e orgoglio identitario per difendere diritti negati, combattere le piaghe del territorio, in Calabria forse non si vivrebbe in condizioni di emergenza democratica.
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