12 ottobre 2009

Mimmo Lucano, ovvero una Calabria che resiste



Il Sole24ore ha dedicato una pagina intera a "Mimmo il curdo", alias Domenico Lucano, sindaco eletto a Riace da una lista civica, proveniente dal mondo dell'associazionismo. Mimmo Lucano, oltre a essere il primo cittadino della primavera del piccolo comune ionico e un interprete dell'antimafia sociale è il volto dell'altra Calabria, quella dell'accoglienza. Lucano ha dato vita a un piano di ripopolamento del paese, ha fatto cedere alla disponibilità del comune gli edifici delle famiglie nobili del paesino al prezzo simbolico di 3 euro al mese. Il suo programma alle elezioni si può esemplificare in una semplice frase: trasformiamo i rifugiati politici e i migranti in cittadini di Riace. I primi 300 curdi irakeni e del Turkistan sbucarono dal mare una mattina del primo luglio del 1998. Da allora Riace è diventata un laboratorio, il modello di un'amministrazione inclusiva che si schiera in favore dell'accoglienza, un posto in cui si fa la raccolta differenziata con gli asinelli, ci si occupa della valorizzazione del territorio e della promozione delle tipicità, organizzandosi in cooperative multietniche.

In fondo il Lucano pensiero si può tradurre in una frase: "Nei migranti riconosco l'antropologia di noi calabresi: dal mare arrivano i miei antenati, i fondatori della Magna Grecia, dal mare arrivano i bronzi e dal mare arrivano i migranti. Mio fratello è emigrato in America, un altro a Santena, nella cintura di Torino, dove ci sono più riacesi che a Riace. Noi e i migranti siamo la stessa identica cosa. Cacciarli sarebbe un gesto inutilmente crudele, un po' come cacciare noi stessi".

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