05 ottobre 2009

La parata e il paese in bilico. Rassegna online sulla tragedia di Messina


La tragedia di Messina, con i suoi morti e gli appelli inascoltati sui pericoli derivanti da un territorio devastato avrebbe potuto accadere, pressoché uguale, in qualsiasi altra zona d’Italia, al nord come al sud (il 70% dei comuni italiani è a rischio idrogeologico). (Il Manifesto)

Papi corre subito a Messina contento come una Pasqua per un'altra occasione per mettersi in mostra: “Non vi preoccupate, avevamo previsto l’evento e lanciato l’allarme (?!?) ma come all’Aquila costruiremo tante belle case per voi. Inoltre potrete non pagare mutui e tasse”. Gli sfollati: “Vogliamo essere trattati come l’Abruzzo!”. Intanto i morti sono saliti a 25 e i dispersi a 40, ma la Sicilia è senza controllo: mafia con imprese e comuni conniventi (oltre agli stessi inquilini) hanno devastato il territorio. Come del resto quasi tutto il sud. (Il Mucchio)

Berlusconi ha preferito entrare da una porta secondaria. Il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli invece si è beccato le urla dei manifestanti. "Assassini, Assassini", gli hanno gridato. "Aspettavano i morti per discutere del ponte". "Una situazione disastrosa, anche se poteva andare molto peggio", ha detto oggi il ministro intervenendo a La telefonata su Canale 5. Matteoli ha però assicurato che il Ponte sullo Stretto si farà. Anzi, ha sottolineato, se fossero già inziate le opere collaterali alla realizzazione del ponte vero e proprio, con le "migliorie al territorio previste" forse "il disastro sarebbe stato inferiore". (Repubblica)

In caso di allerta massima deve essere avviata una procedura standard, invece qualcosa non ha funziona­to. E dunque non sarà difficile per chi indaga stabilire l’identità di chi doveva far scattare il pia­no, visto che i ruoli sono indivi­duati in una direttiva firma­ta nel febbraio del 2004 dal presidente del Consiglio che al­l’epoca era Silvio Ber­lusconi. (Corriere)

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