20 ottobre 2009

Mao Tremonti e le posizioni rovesciate



Forse ha ragione Vauro Senesi, l'uscita di Giulio "Mao" Tremonti (già noto per le sue retromarcie sulla globalizzazione) sul posto fisso come valore può spiazzare solo gli sprovveduti o qeulli che credono che la coerenza sia propria dei politici e di chi governa la cosa pubblica. L'implementazione di politiche di natura ultraliberista negli anni è stata apportata a ondate quale panacea per movimentare il mercato del lavoro. I focus e i sondaggi parlano d'altro. Peccato che dal '94 in poi al governo abbia operato politiche diametralmente opposte, come sostiene Brunetta che è fautore della liberalizzazione del limite limite massimo, per sommatoria dei diversi contratti a termine con mansioni equivalenti, di 36 mesi) E sul dopo Berlusconi si sta giocando una partita aperta, anche e soprattutto a colpi di demagogia.

Il paradosso è che Pietro Ichino, insigne giuslavorista eletto sotto le insegne del Pd, critica la sortita del titolare di via XX settembre : "Se intende dire che la sicurezza del lavoro e del reddito è un bene della vita, dice una ovvietà. Se ha inteso dire che quel modello divide in due la forza-lavoro tra protetti, scaricando su questi ultimi tutto il peso della flessibilità di cui il sistema ha bisogno". Un rovesciamento della realtà effetuale insomma, cui però spetta l'onere della prova. Poi dicono perché il centrosinistra non ha identità e perde le elezioni.

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