06 ottobre 2009
Chernobyl a bassa intenistà
" Basta essere furbi , aspettare delle giornate di mare giusto, e chi vuoi che se ne accorga? "E il mare?" "Ma sai quanto ce ne fottiamo del mare?
Pensa ai soldi che con quelli, il mare andiamo a trovarcelo da un'altra parte..."
Intercettazione di un dialogo tra due boss.
Quando un anno fa Angelo Surace, ex sindaco di Cosoleto, un paesino della provincia di Reggio Calabria, parlò di scorie radioattive in Aspromonte e di aumento spropositato di morti per cancro, mancò poco che non venisse internato nelle cliniche manicomiali, sovvertendo qualunque principio antecedente la legge Basaglia. Non c'era nessun incidenza tra i decessi per tumore, era un allarmismo gratuito. Le rivelazioni del pentito della 'ndrangheta Francesco Fonti hanno dimostrato che qualunque finzione fantascientifica può essere nulla di fronte alle speculazionio senza scrupoli della criminalità organizzata.
Ora a metà strada tra Cetraro (dov'è stato trovato il relitto del Cunsky) e Amantea (luogo dello spiaggiamento della jolly Russo) su 12.590 pazienti, la percentuale di ammalati di tumori tra i 30 e i 24 anni è quattro volte la media nazionale, secondo quanto rivela una ricerca medica, corredata da elementi statistici.
L'Italia ha scelto di tornare al nucleare. Nella localizzazione dei siti e per i sistemi di stoccaggio delle scorie e lo sversamento dei veleni tossici, piuttosto che bonificare e denuclearizzare l'esistente, si potrebbe tenere in debito conto l'opzione dei fondali della Calabria o dei cunicoli aspromontani per smaltire i rifiuti. Soluzione economica, non c'è che dire. In fondo lo Stato potrebbe prendere spunto dal pragmatismo dei boss della 'ndrangheta.
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