17 ottobre 2009

La lettera delle Brigate comuniste combattenti




Ecco il testo della lettera di minacce a Berlusconi, Bossi e Fini inviata al «Riformista» da sedicenti Brigate Rivoluzionarie per il Comunismo Combattente, Sezioni Giustizia e Rivoluzione. La missiva è giudicata «il delirio di un folle» da Fini e considerata inattendibile in ambienti investigativi. Solidarietà ai tre destinatari è stata espressa da tutto il mondo politico.
Vi si legge: «La Corte Costituzionale ha fatto la sua scelta e siccome il presidente del Consiglio non vuole dimettersi, noi diciamo basta. Questa volte però siamo intervenuti non per fare esplodere bombe qua e là colpendo innocenti o uomini costretti con una pistola alla tempia a fare quello che hanno fatto ma una vera e propria rivoluzione armata come a Cuba e come i nostri partigiani dopo l’8 settembre del ‘43». E ancora: «Diciamo al premier di preoccuparsi perché non saremo i soliti quattro gatti ma un esercito nazionale di resistenza e liberazione che rovescerà questo governo arrivato all’estremo dell’illegalità a costo della nostra stessa vita e fino alla vittoria finale». Una lotta che ha come obiettivo anche «lo zeramento (sic) della disuccupazione».
A Napolitano è dedicato un passaggio dalla sintassi incerta: «Non abbiamo nulla da dirle se non quello di fare lo stesso appello a colui che dirige la stanza dei bottoni per evitare stragi di civili inermi, e non certo da parte nostra».
Quanto al «Dottor Bertolaso», «vogliamo rassicurarlo che da parte nostra non saranno toccate nei combattimenti le zone dell’Aquila e di Messina e tutte quelle dove c’è allarme ambientale».
C’è anche un appello al Presidente Obama: «Non intervenite questa volta perché ce la caveremo da soli. Per quanto riguarda le basi Nato, se i suoi soldati le lasceranno liberamente non sarà fatto loro alcun male ma sarà dato loro un lasciapassare per la Svizzera».
Al Papa «non chiediamo appelli né altro ma solo di preparare le valigie perché il Vaticano per noi è come Guantanamo: la breccia di Porta Pia potrebbe essere “riaperta”».
Infine l’ultimatum (già scaduto) ai tre: «Dimettetevi, lasciate la politica e Berlusconi si consegni alla giustizia comune perché in quella comunista la sentenza sarà inevitabile».

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