09 agosto 2010

Voto ai migranti: Caulonia ci prova ma il governo dice no




di Silvio Massinetti - Il Manifesto

Eravamo a marzo dello scorso anno e nello statuto della cittadina jonica, veniva introdotto il diritto all’elettorato attivo e passivo alle amministrative per gli immigrati in regola con il permesso di soggiorno. In seguito è stato emanato un regolamento che specificava le modalità di accesso al voto e ad agosto è stata istituita la Consulta degli immigrati con il compito di gestire la fase di transizione. Ma questa misura, simbolica eppure dal forte impatto politico, da ieri non c’è più. Il Governo, nell’ultimo Consiglio dei ministri utile prima della pausa estiva, ha infatti bocciato il regolamento attuativo.
A Caulonia, borgo di ottomila anime, avevano provato a invertire il senso di marcia. Ma puntuale è arrivato l’alt delle truppe berlusconian-leghiste. «Ci rivolgeremo alla Corte dell’Aia - sbotta il sindaco Ilario Ammendolia (Pd)- per contestare quello che riteniamo essere un vero abuso di potere da parte del Governo. Già l’anno scorso tramite la Prefettura ci avevano intimato di ritirare la delibera in quanto ritenevano che avessimo commesso un eccesso di potere nell’attività amministrativa, ma per noi quel diniego era incostituzionale, così come lo è la bocciatura di ieri. I migranti sono cittadini a tutti gli effetti, lavorano, pagano le tasse, contribuiscono a creare ricchezza, ed è inconcepibile che abbiano zero diritti. Come si fa a pretendere da loro doveri a iosa se li priviamo poi dei più elementari diritti?».
In effetti suona anacronistico che il legislatore abbia esteso ormai quindici anni fa, con il decreto legislativo 197 del 1996, il diritto elettorale attivo e passivo ai cittadini della Unione europea residenti in Italia ma sia fermo e impassibile per quanto concerne i cittadini extracomunitari. «Era una cosa che andava fatta - continua Ammendolia - appunto per spronare la politica a intervenire per colmare questa vacatio legis davvero incomprensibile. In questi mesi avevo sollecitato i comuni che fanno parte della Rete dei Comuni solidali, a cui appartiene anche Caulonia, affinché deliberassero su questa falsariga. Ma la bocciatura del Governo, che temevamo sì, ma non con questa solerzia degna di miglior causa, rende le cose molto più difficili».
Ammedolia non le manda a dire nemmeno all’opposizione: «Se si tornasse al voto io credo che nel programma alternativo alla destra debba essere messo nero su bianco che i migranti in regola devono avere accesso all’elettorato attivo e passivo. Solo così e partendo da qui potranno essere coinvolti nella vita democratica delle città in cui lavorano. Deve cambiare l’ottica con cui guardare ai fenomeni migratori, che vanno letti come risorsa e come ricchezza e non come problema. Qui al sud nel corso dei secoli le popolazioni meridionali si sono arricchite nell’incontro con gli Arabi, con i Bizantini e il sud questo dovrà essere in futuro: un ponte dell’Europa verso il Mediterraneo. Le migrazioni da fame, guerre e carestie sono fenomeni universali che non si fermeranno e che tantomeno i respingimenti e le cannoniere di Maroni riusciranno a fermare. E a proposito di un futuribile «governo di transizione» guidato da Tremonti e in cui imbarcare la Lega, di cui ha parlato il segretario nazionale del mio partito, io dico che sarebbe una follia. Perché la Lega non la si insegue ma la si combatte nei suoi territori, mostrando il lato retrivo dei suoi sedicenti valori. Che c’azzecca un partito che si chiama democratico con una formazione apertamente razzista come quella di Bossi? Ed è proprio per questo tatticismo esasperato, per questa ricerca continua e ossessiva del politicismo e delle alchimie fini a se stesse, che mi trovo sempre più a disagio nel Pd».
Nonostante sia andata persa, per ora, la battaglia per il diritto di voto ai migranti, la lotta antirazzista di Caulonia in nome dell’accoglienza e dell’integrazione multietnica prosegue a ritmo serrato. «Abbiamo aperto nei giorni scorsi una sartoria gestita dalla comunità palestinese, una scuola di falegnameria, un negozio equosolidale e un laboratorio di ricamo a cura degli afghani. Viviamo in un paese in cui fino a 50 anni fa si lottava per la terra e non c’era un’abitazione per tutti - prosegue Ammendolia -, adesso la terra c’è, ma non ci sono i contadini. Il nostro tentativo è di affidare agli immigrati la gestione dei terreni, creando una comunità solidale e coesa, capace di far rinascere il borgo. Apriamo laboratori e insegniamo loro un mestiere. Per il programma di sostegno ai rifugiati denominato Sprar, all’inizio pensavamo ci destinassero solo una ventina di persone, invece sono state molte di più: dalle ragazze nigeriane ai rifugiati etiopi e somali, da quelli che scappavano dalla guerra in Bosnia ai palestinesi rifiutati dalla Siria. Non è stata un’esperienza facile e il cammino è duro ma vedere gli occhi ebbri di gioia del primo ferito di Rosarno, che in soli sette mesi si è inserito benissimo nel nostro tessuto sociale, ci ripaga dei nostri sacrifici».

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