12 agosto 2010

Tony Scott secondo Maresco, la metafora di un tempo devastato e vile



Tony Scott, al secolo Anthony Sciacca, clarinettista di assoluto livello italo-americano (originario di Salemi), è morto a Roma nel 2007, ma ha vissuto negli Usa e in giro per il mondo la sua esistenza di jazzista randagio.

E' stato un innovatore che ha suonato con i più grandi, a partire da Charlie Parker, ma anche Dizzie Gillespie e Duke Ellington.

Dopo aver compiuto il periplo dell'Universo alla ricerca di nuovi stimoli, Tony si ritirò in Italia dove però fu presto dimenticato e relegato a suonare in feste di paese e a presenziare in squallide comparsate televisive, isolato come come un appestato del lebbrosario.

Franco Maresco racconta la sua epopea del documentario presentato al Festival di Locarno "Io sono Tony Scott ovvero come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz".

"Tony fu visto dai musicisti dell'avanguardia di allora addirittura come un fascista, perché vestiva di nero e aveva un quartetto con Romano Mussolini", spiega Maresco, "L'Italia con Tony dimostrerà di essere il paese incivile e imbarbarito che tutto il mondo conosce. Ecco, seguendo Tony Scott, raccontiamo gli ultimi trent'anni di vita italiana. Uno peggiore dell'altro, fino alla deriva attuale. Il grande clarinettista muore dimenticato da tutti nel 2007, a 86 anni, in un paese che non lo ha mai riconosciuto come il grande artista che era".

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