11 agosto 2010

I dettagli e la scena



Le chiamano armi di distrazione di massa. Da quando l'argomento principe sui giornali è diventato la dinasty story della famiglia Tulliani, non c'è più traccia dello scandalo P3. Naturalmente cresce tra l'opionione pubblica l'equazione: "Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera".

di Concita De Gregorio - tratto dal blog del direttore de L'Unita'

Siccome è impossibile, nelle tragiche attuali condizioni di reciproca capacità di ascolto, esporre dubbi e osservazioni senza essere d'ufficio iscritti dagli addestratori di cani da combattimento in una delle due tifoserie (insomma è impossibile parlare di Fini senza dire se lo vuoi morto o vivo) dirò che lo voglio vivo, come voglio vivi tutti, ma che penso come scriviamo da giorni che non si trovi in una bella situazione. Senza ripercorrere la storia, che conoscete, mi pare che come minimo abbia avuto un difetto di comunicazione e/o un eccesso di indulgenza col cognato, d'altra parte i cognati sono spesso sventure, e che se condizioni di favore ci sono state (se la casa valeva più del prezzo a cui è stata venduta, se il cognato ne ha approfittato, se insomma un bene di partito è finito per diventare un bene di famiglia) serve qualcosa di più del disappunto. Bisogna che spieghi meglio cosa è accaduto - dice che lo farà ai magistrati, i quali sinora non hanno ritenuto di ascoltarlo - e che regoli i conti, in senso metaforico e non, con il suo partito titolare dell'eredità, dunque eventualmente parte lesa. Detto questo, faccio osservare alcune coincidenze e una conseguenza nefasta della campagna dei veleni. Molti mesi fa Feltri aveva annunciato di aver trovato, nel suo traffico di dossier, materiale su Fini. In via preventiva, a mò di monito. Non appena Fini ha mostrato di volersi smarcare dalla linea di governo sulla giustizia (quella che Chiara Moroni sintetizza in: garantismo non è impunità) sono accadute tre cose: dall'esilio di Santo Domingo Gaucci ha deciso improvvisamente di cambiare avvocato, i legali del giro Previti-Dell'Utri hanno preso in mano la partita, è partito l'attacco contro Elisabetta Tulliani. È emerso un caso-Rai, di nuovo in capo alla famiglia Tulliani, infine Montecarlo. In ciascuna di queste storie ci piacerebbe sapere davvero, magari da un'indagine della magistratura nel caso ci fossero rilievi penali, come sono andate le cose. Prima, e diversamente, si tratta di ricostruzioni anche interessanti ma a volte di parte: anche i giornali possono essere fratelli, figli e cognati. La ricomparsa sulla scena di Previti, poi, ha fatto tornare in mente a molti l'antica storia dell'orfana minorenne da cui acquistò a un terzo del prezzo le 145 stanze di villa san Martino: non per fare paragoni - sono casi molti diversi, le responsabilità penali e le coscienze sono individuali - ma per dire che negli anni l'asticella dell'illecito morale si è alzata moltissimo e di dimissioni se ne son viste di rado. Campagne di stampa anche meno. La conseguenza: avrete forse notato che il caso Tulliani ha fatto piazza pulita sui giornali di P3, Verdini e Carboni, dell'inchiesta sulle stragi di mafia con imputati A e B. La capacità di concentrazione del resto in agosto è precaria, non si può stare attenti a tutto. Segnalo infine che le "cellule tipo" di cui vi parlavamo, i 180 mila che verranno porta a porta a far campagna elettorale, solo l'anticamera al plebiscito che Silvio B. spera di ottenere facendo sparire il simbolo Pdl dalle schede: ci sarà solo il suo nome, ci dice oggi il Congiurato. Che aggiunge come la fretta di votare sia legata alle scadenze di natura giudiziaria per il premier imminenti: quella sul legittimo impedimento per prima. Restiamo concentrati sulla scena, illuminerà i dettagli.

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