29 agosto 2010

La Lunga Marcia del movimento No Ponte



di Emilia Maltese - Il Manifesto

La colonna di fumo bianco esce costantemente da una delle bocche che le trivelle di Eurolink hanno creato in Via Circuito a Torre Faro, dove dovrebbe sorgere il pilone siciliano del ponte sullo stretto. Il raggruppamento di imprese che ha vinto la gara per il General contractor del collegamento stabile da otto mesi ormai studia, analizza e incamera dati sulla natura geomorfologica del sottosuolo siciliano. Informazioni che devono essere allegate al progetto esecutivo del ponte in fase di elaborazione da parte di ingegneri e tecnici di Impregilo, società capofila di Eurolink. È qui che il popolo del no ponte si è dato appuntamento anche quest'anno per manifestare contro l'idea della grande opera. Tremila circa i cittadini che ieri, costumi, ciabatte, bandiere, fischietti e le immancabili magliette griffate No Ponte, hanno sfilato lungo le strade di Torre Faro partendo dalle trivelle e arrivando al parco letterario Horcynus Orca dove dopo il corteo si sono svolti i concerti e gli spettacoli delle associazioni teatrali e delle band che aderiscono alla rete. Il dissenso in questa edizione 2010 ha due spinte in più: la presenza delle trivelle. E 37 vite spezzate, quelle dei cittadini messinesi di Giampilieri e Scaletta Zanclea spazzato via insieme al fango e all'acqua dell'alluvione del 2 ottobre scorso. I comitati JVo Frane di quelle zone di Messina, periferia a sud della città, all'opposto di Torre Faro, chiedono che i sei miliardi di euro previsti per progettazione e costruzione (anche se in tanti sostengono che la cifra non sia sufficiente a coprire i costi del Ponte) vadano destinati alle opere di messa in sicurezza di uno dei territorio più a rischio e anche più devastati d'Italia dove il tributo ad un dissesto idrogeologico pervasivo e profondo ha fatto 37 morti. Sei miliardi di euro per recuperare un territorio, il più sismico d'Italia, dove un terremoto come quello del 1908 troverebbe una città del tutto impreparata a fronteggiare l'emergenza. Senza vie di fuga e con abitazioni insicure. Il movimento No Ponte si oppone con forza. E per farlo, i cittadini di un nuovo comitato, il Capo Peloro che raccoglie gli abitanti di due condomini nell'area delle trivelle, hanno opposto il proprio rifiuto alle richieste di Eurolink di entrare con trivelle nelle aree condominiali. «Il problema - dicono mentre marciano i cittadini della zona - è che nessuno di Eurolinnk ma anche al Comune ci spiega cosa stiano facendo. Sentiamo tremori nel sottosuolo, che prima non subivamo. Siamo preoccupati e vogliamo risposte, ne abbiamo diritto». Di diritti parla anche Eurolink che non ha intenzione di rinunciare ad effettuare sondaggi geognostici anche nelle aree private della zona. Minacciando l'uso delle forze di polizia per entrare, se necessario, con la forza. Il corteo della rete No Ponte è una nuova puntata della battaglia che oppone il movimento alla società Stretto di Messina spa e adesso al general contractor. «Hanno stanziato 500 milioni di euro per questa fase di progettazione - dicono ancora dal corteo, gli organizzatori - fondi che serviranno per avviare i cantieri e magari il movimento terra che è il vero affare di questo grande progetto». In tanti, infatti, sono ancora convinti che manchino tutte le risorse necessarie per portare a compimento il progetto del ponte. Servirebbero investimenti molto più ridotti, ad esempio, per impedire lo smantellamento attualmente in atto, del servizio di traghettamento delle Ferrovie dello stato. Questa è l'altra proposta della rete no Ponte: usare i fondi del Ponte per incrementare la flotta di traghetti e rendere competitivo un servizio, quello in mano alle Ferrovie dello stato, che da anni ormai ha reso le armi ai traghetti privati di Tourist & Caronte. Su cui, anni fa, l'Antitrust ha emesso una sentenza di «condanna» per abuso di posizione dominante, dimostrando così che incrementando il numero delle navi in servizio fra Sicilia e Calabria non si formerebbero le code agostane ai terminal di Messina e Villa San Giovanni. Protezione del territorio, mobilità urbana, sviluppo sostenibile e turistico, questi è quello che vogliono i messinesi del No Ponte.

Nessun commento:

Posta un commento