In una lettera pescata dalla rubrica che Corrado Augias tiene quotidianamente su Repubblica, un lettore (tale Erminio Cervello), emigrante calabrese, si chiede quale dignità abbia un popolo e una classe dirigente che insorge per le parole insulse di Antonelllo Venditti: "Perché Dio ha creato la Calabria?", mentre tace di fronte alla sopraffazione della Mafia e al prevalere delle ingiustizie.
E' ormai acquisito che la questione meriodionale sia questione statuale, ma il fatto non crea indignazione e non è questo che interessa, bensì le conclusioni di amara rassegnazione che accomunano anche le nuove generazioni e descrivono lo stato d'animo desolato di tanti calabresi onesti e oriundi: "Noi ragazzi di Calabria, proviamo vergogna, parliamo a bassa voce, camuffiamo l'accento, italiani di serie B, figli di una terra che ci ripudia".
Certo non è che la risposta del giornalista e scrittore, che ai più può apparire semplicistica e affrettata lasci spiragli di speranza, ma tocca la madre di tutti i nodi: il lavoro, elemento imprescindibile dal quale ripartire nell'affrontare il tema: "Ma l'aspetto che più mi ha colpito è dover constatare ancora una volta che i migliori cervelli continuano ad andare altrove. Mi pare questo il problema numero uno della Calabria: convincere i suoi giovani a restare. Non a chiacchiere ovviamente, ma offrendogli ciò che un giovane s'aspetta, la dignità di un lavoro".
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