01 novembre 2009

I calabresi di fronte alle ingiustizie

In una lettera pescata dalla rubrica che Corrado Augias tiene quotidianamente su Repubblica, un lettore (tale Erminio Cervello), emigrante calabrese, si chiede quale dignità abbia un popolo e una classe dirigente che insorge per le parole insulse di Antonelllo Venditti: "Perché Dio ha creato la Calabria?", mentre tace di fronte alla sopraffazione della Mafia e al prevalere delle ingiustizie.

E' ormai acquisito che la questione meriodionale sia questione statuale, ma il fatto non crea indignazione e non è questo che interessa, bensì le conclusioni di amara rassegnazione che accomunano anche le nuove generazioni e descrivono lo stato d'animo desolato di tanti calabresi onesti e oriundi: "Noi ragazzi di Calabria, proviamo vergogna, parliamo a bassa voce, camuffiamo l'accento, italiani di serie B, figli di una terra che ci ripudia".

Certo non è che la risposta del giornalista e scrittore, che ai più può apparire semplicistica e affrettata lasci spiragli di speranza, ma tocca la madre di tutti i nodi: il lavoro, elemento imprescindibile dal quale ripartire nell'affrontare il tema: "Ma l'aspetto che più mi ha colpito è dover constatare ancora una volta che i migliori cervelli continuano ad andare altrove. Mi pare questo il problema numero uno della Calabria: convincere i suoi giovani a restare. Non a chiacchiere ovviamente, ma offrendogli ciò che un giovane s'aspetta, la dignità di un lavoro".

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