02 novembre 2009

You tube, placenta del mondo


estratti di un saggio breve di Alberto Abruzzese tratto dall'Altronline.it

(...)Posso allora tentare di mettermi dalla parte del lettore. Calarmi nell'orizzonte emotivo di chi è già attore partecipe e competente di YouTube ma anche di chi è ancora un semplice osservatore, fermo sulla soglia tra mass media e new media, tra libro/televisione e computer. Nell'uno e nell'altro caso, YouTube colpisce la nostra immaginazione, la sollecita a interrogarsi sul mondo che viene (anzi: forse le attese sul futuro dell'incompetente, poiché senza freni e inibizioni realistiche, fruttano all'immaginazione più di quanto possano le circostanziate certezze dell'utente d'abitudine, del professionista consumato, ormai razionalizzate e strumentalizzate come sono).

Posso quindi tentare di dire cosa mi suggeriscono i fenomeni di cui YouTube si sta facendo annuncio e rivelazione. Posso provare a immaginarmi per un attimo la curva epocale che stiamo vivendo. Ecco: YouTube è l'attimo prima di rientrare nella placenta del mondo. L'attimo - nel senso di tempo terminale, insieme urgente e rallentato - in cui l'umano si sperde nuovamente nel vivente.

Non è un caso che questo salto dei linguaggi digitali coesista con le più ardite mutazioni genetiche, con la totale artificializzazione della carne umana, con il conflitto insanabile tra i corpi della società e la carne dell'esperienza vissuta, e infine con la totale compenetrazione tra protesi umane e cose. YouTube è l'attimo - come fu per lo scatto che dava luogo all'infinito fotografico - in cui l'eccesso di immagini è tale da avvolgere la carne umana e penetrare al suo interno, là dove non è più possibile vedere. La fotografia, per mezzo di se stessa aprì l'occhio umano sulla realtà fisica. Quasi due secoli dopo, YouTube - punta estrema della erotizzazione della vita quotidiana - sta ora narcotizzando lo sguardo, lo sta preparando al taglio di rasoio annunciato dal film surrealista di Luis Buñuel, Un chien andalou (1929).

La mia tesi è - lo ammetto - eccessiva e paradossale. Ma a me pare che il successo di YouTube non possa essere interpretato soltanto sulla linea di studi che hanno sempre visto l'evoluzione dei media come sviluppo dei processi di democratizzazione e/o come crisi a volte endemica a volte apicale della civiltà (delle etiche, estetiche e politiche del soggetto moderno: monoteista, razionalista e umanista). A me sembra che YouTube, invece, possa essere interpretato come allusione simbolica e effettivo avvicinamento ad una grande svolta antropologica, anzi biologica dell'esistenza mondana.

La frontalità degli schermi implode nella turbolenza continua delle immagini disseminate da YouTube. L'essere umano generato dal mondo - insieme produttore e consumatore di mondo, manipolatore degli ambienti necessari alla propria sopravvivenza e insieme da essi manipolato - ha di fatto sempre abitato sulla soglia tra l'interno e l'esterno della propria pelle. Tra un mondo profondo e remoto, fatto di sensazioni psicosomatiche, e un mondo, superficiale e effimero, fatto di mediazioni ottiche, di cerimoniali audiovisivi. YouTube ci sta riportando nel mondo originario di Narciso, un attimo prima che, nell'atto di specchiarsi e riconoscersi - vedersi di fuori invece che sentirsi di dentro -, cadesse nuovamente dentro se stesso, perdendo insieme la vita e l'immagine di sé. Una caduta che è parimenti destino e suicidio. Vita che sospinge la morte e morte che trascina in sé la vita.

Da rifiutare è l'imposizione autoritaria di una scelta monoteistica, di una lettura in tutto angelica o in tutto diabolica. YouTube non sarà l'ultima diavoleria del nuovo millennio. Ne verranno altre. Ovvero altri sviluppi che lo renderanno un retroterra comunicativo normale. Ma a volte anche brevi episodi hanno la potenza di illuminare il futuro e ancor più il passato che vi si rigenera. YouTube consente di rileggere l'intera storia sociale dello schermo, il dispositivo che ha dato letteralmente luogo al Novecento, trasformando la tridimensionalità della metropoli nella bidimensionalità del cinema; e dando così spazio ai processi di socializzazione moderni, alle loro mitologie e narrazioni, ai loro attori.

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