30 aprile 2010

Fenomenologia di Dagospia



di Alessandra Menziani

La cosa più succulenta di Dagospia, notizie a parte, sono i soprannomi che Roberto D'Agostino ha rifilato ai personaggi che popolano il jet set italiano. Perle di sublime irriverenza, nomignoli satirici che sono entrati nel gergo degli addetti ai lavori. Se uno legge Dagospia per la prima volta, non capisce nulla perché il titolare ha inventato uno slang tutto suo. Dago storpia in nomi e li carica di significati allusivi. Fa ridere, sì, ma soprattutto coglie l'essenza del soggetto. E i titolari protagonisti della tv, della politica, della finanza non ci possono proprio fare niente, incassano a denti stretti. Qualcuno si irrita, altri la vedono come una consacrazione. Al massimo si fanno qualche risata. Nelle redazioni dei giornali Daniela Santanché è ormai diventata Daniela Santadeché dopo che Dagospia l'ha ribattezzata così.Ma lei non si scompone visto che l'amica-nemica Alessandra Mussolini si difende: lei è infatti "La Duciona". Molto più crudele il soprannome dell'ormai ex vice capogruppo alla Camera Italo Bocchino. "Becchino", lo chiama il principe del gossip. Becchino di nome e di fatto visto che lui si è in qualche modo auto-seppellito con le sue dichiarazioni anti-Cav all'"Ultima parola". A proposito di Bocchino, Gianfranco Fini prima veniva chiamato "Gianmenefrego" e oggi, dopo lo scontro con il premier, si è guadagnato l'appellativo di "Gian-mipento".

Berlusconi dopo lo pseudo-scandalo del compleanno di Noemi Letizia, era per tutti semplicemente "Papi" (così lo chiamava la diciottenne di Casoria), ma dopo un anno la sua definizione più frequente su Dagospia è "Cainano", dall'unione del titolo del film di Nanni Moretti (il Caimano) e la non slanciatissima statura del presidente del Consiglio.

Ironicamente, Pierferdinando Casini è chiamato "Pierfurby". D'altra parte, come diceva Cossiga, «Casini è bello, molto bello». La deformazione linguistica, il calembour e l'allitterazione sono tra le figure retoriche ricorrenti. Per il suo soporifero appeal televisivo, il conduttore di "Matrix" Alessio Vinci si è guadagnato lo spiritoso appellativo di "Cat-Alessio". Discorso inverso per Maria De Filippi.

La conduttrice di "Amici" non fa che mietere "vittime" tra i colleghi della Rai che hanno la sventura di fare concorrenza ai sui programmi ed è diventata così "Maria La Sanguinaria" come la sorella di Elisabetta d'Inghilterra nota per il suo atteggiamento non tenerissimo contro i protestanti. Simona Ventura è "La mona" (che in Veneto è una parolaccia) mentre i suoi naufraghi sono i "morti di fama".

I segni sul viso di Bruno Vespa l'hanno fatto ribattezzare scherzosamente "Bru-neo", mentre nessuna forza al mondo poteva evitare che D'Agostino chiamasse la conduttrice di "Otto e mezzo" Lilli Gruber Lilli "Botox" per l'aspetto sospettosamente levigato del suo viso. Monica Setta, per il suo generoso davanzale, è invece Monica Tetta.

I giornalisti sono una categoria presa notevolmente di mira dal titolare del sito di gossip. L'aria british e il colorito smorto del direttore del "Corriere della sera" Ferruccio De Bortoli ha facilmente indotto Dago a chiamarlo "Flebuccio" e da quando Vittorio Feltri è passato alla guida del "Giornale", la nascita del soprannome "Feltrusconi" è stata immediata.

Alfonso Signorini, caro amico di Dago, è invece "Alfonsina La Pazza", Rossella è Carlito. In dieci anni la carrellata di nomi è nomignoli è diventata lunghissima. Luchino di Monteparioli e Scarpe diem, da Kit Cat, alias il direttore della Rai Flavio Cattaneo, a Sergio Marpionne (Marchionne) fino allo strepitoso (Vittorio) Colao meravigliao.

E, ancora, WalterEgo Veltroni, Aledanno (Alemanno), Emilio Fedele, Gero-Vital (Geronzi). Quasi nessuno si è arrabbiato per un soprannome. L'unico, forse, è stato Fausto Bertinotti. «Un po' si è infastidito per "Berty-Nights"», ci spiega D'Agostino, «un termine che ha contribuito al grande crollo, in fondo la voglia di mondanità della Sora Lella (Lella Bertinotti, ndr) è stata fatale».

«La Santadeché invece si è divertita, ma non è che abbia tanti rapporti con i personaggi, non ho inviti di qua e di là». Berlusconi l'ha chiamato in mille modi diversi. Ma il primo è stato "Quarzo potere", «perché era bello e lucido ». Il soprannome di cui va più fiero, quello entrato negli annali, è senza dubbio "Mortadella" affibbiato a Romano Prodi, «anche se la frase intera era "Una Mortadella dal volto umano"». Intramontabile.

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