02 maggio 2010

Finocchi freschi



di don Luigi Ciotti

Quella che serve è una freschezza di prospettive, speranze, responsabilità. La Calabria è la terza regione, dopo Sicilia e Campania, per numero di beni immobili confiscati alle organizzazioni mafiose. Sono in tutto 1.352, di cui circa sessanta in provincia di Crotone. Numeri che si prestano a una doppia lettura: da un lato raccontano di una penetrazione profonda della criminalità nel tessuto economico e sociale di queste terre; dall’altro, rappresentano un’immensa opportunità di riscatto. Fresco vuol dire sano. Fresco di legalità perché:

- Qui si coltiveranno prodotti “non avariati” dalle contaminazioni criminali, da tutto quel sistema di interessi, corruzione, connivenze che fanno “marcire alla radice l’economia dei territori, impedendole di svilupparsi.
- Sono prodotti frutto della collaborazione fra istituzioni, magistratura, forze di polizia e le energie sane e “fresche” della società: i giovani, gli imprenditori impegnati nella produzione biologica, le
associazioni unite per dare futuro a queste terre.
- Il loro gusto fa tornare in mente le parole di Paolo Borsellino, quando descriveva «la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità».

Finocchi per non farsi “infinocchiare” L’espressione “farsi infinocchiare” deriva dal fatto che il gusto del finocchio tende ad alterare gli altri sapori, e per questo pare fosse usato in passato per ingannare i clienti delle osterie: dopo aver servito loro del finocchio, si versavano vini scadenti come se fossero pregiati. I finocchi di Libera sono diversi. Sono “amici” della verità, della genuinità, dei diritti e della dignità delle persone. Sono sinceri perché trasparente è tutto il percorso produttivo. Dalla restituzione delle terre alla collettività al bando pubblico grazie al quale nascerà la cooperativa, fino alla scelta dell’agricoltura biologica con i suoi metodi certificati. Il gusto di questi finocchi non nasconde, ma al contrario rivela tante cose:

- L’importanza del lavoro sui beni confiscati, segno concreto che uscire dall’illegalità è insieme possibile e conveniente.
- Il valore del “noi”, del contributo che tutti possono e devono dare per realizzare questo cambiamento.
- Il fatto che chi semina poi raccoglie i frutti del suo impegno, malgrado le difficoltà, gli ostacoli, le fatiche. Non tutto si può “digerire” Il finocchio ha molte proprietà, e in particolare facilita la digestione.

Anche questi saranno ottimi per digerire… ma non tutto. Certe cose proprio non vogliamo né possiamo digerirle. Le ingiustizie, la violenza, la corruzione, le piccole e grandi forme d’illegalità che incontriamo nella vita di tutti i giorni: dobbiamo sentircele sempre “sullo stomaco”, come uno stimolo a darci da fare per contrastarle. Liberare le terre per liberare le persone. Le mafie non hanno rispetto della terra, che devastano con l’abusivismo edilizio e i traffici di rifiuti. Soprattutto, non hanno rispetto delle persone: Sono loro a gestire lo sfruttamento dei lavoratori immigrati, più vulnerabili e quindi più facilmente piegabili alle logiche del silenzio e della sottomissione. I fatti di Rosarno, sui quali questi giorni si comincia a fare luce, lo dimostrano una volta di più.

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