27 aprile 2010

Tegano, la realtà dura e cruda e le rappresentazioni mediatiche



La scena è di quelle già viste, poco edificanti per la gente perbene nei territori di mafia. Era successo a Napoli con l'arresto del superboss Cosimo Di Lauro. Una folla di persone inveiva contro i poliziotti e i magistrati. All'arresto del latitante Giovanni Tegano, latitante dal 1993, in Calabria, si è assistito a una levata di scudi simile di fronte alla Questura di Reggio da parte di centinaia di persone, in parte familiari del mammasantissima, in parte semplici curiosi.
Il questore della città dello Stretto Carmelo Casabona ha giustamente biasimato questa reazione: "E' una vergogna, dovrebbero applaudire la polizia, invece che il boss". "Avete arrestato un uomo di pace", si è sentito distintamente tra quella turba indistinta di persone. Senza avventurarsi in considerazioni sociologiche sul perché questo avvenga, l'episodio dimostra come la città sia ancora in preda alla pervasività della subcultura mafiosa che non fa sì che la gente comune tifi apertamente per lo Stato, che non si senta comunità, come ha fatto notare in più di una circostanza il magistrato Salvatore Boemi. Per fortuna associazioni e partiti faranno apparire meno stonata e/o afona la triste nota proveniente dal centralissimo Corso Garibaldi con manifestazioni di sostegno ai poliziotti, alle forze dell'ordine che combattono il crimine quotidianamente e mettono a repentaglio la loro integrità per poco più di mille euro al mese. "Reggio non tace", si legge in una nota, non si riconosce in quegli applausi e scende in piazza a manifestare la propria ammirazione alle forze dell'ordine non certo ai criminali! è un occasione per gridare la nostra voglia di rinascita!!!". Spiace constatare che a Palermo i ragazzi di Addiopizzo vomitano insulti di ogni tipo ai mafiosi arrestati (Provenzano, Lo Piccolo ecc), a Reggio li si applaude. L'Antimafia sociale si costruisce nel tempo del resto. Una domanda però nasce spontanea.

Qual è la qualità dello Stato in Calabria? Di che tipo è il tessuto politico della società calabrese? A vari livelli lo Stato scende a patti nelle contese elettorali con i boss (come dimostrato dalla Commissione Parlamentare Antimafia), per identificarsi come referente solido. C'è anche lo Stato che non riesce a presidiare il territorio dalle infiltrazioni, c'è una presenza oppressiva di un sistema massonico consolidato. Perciò, il discorso va ampliato e scisso dall'emotività mediatica. Si tratta di categorie weberiane e di entità astraibili dalla pratica quotidiana. Spesso la sensazione è che anche la magistratura aggredisca grazie all'uso dei pentiti (non si è mai visto un collaboratore di giustizia diventare gola profonda, se non quando cade in disgrazia), l'ala militare, una cosca spesso perdente, fermandosi soltanto al livello primordiale, seppur pregnante, alla crosta dell'organizzazione mafiosa, senza aggredire il nocciolo duro e i fiancheggiatori occulti. C'è una borghesia imprenditrice, costituita da faccendieri, da colletti sporchi, che muovono i capitali e scendono a patti con le istituzioni. E' la mafia imprenditrice che come scrive il giornalista e blogger Nino Monteleone: "E’ iscritta ai Rotary Club. Frequenta circoli esclusivi. Appartiene alle logge massoniche. Finiti i latitanti da catturare il vero coraggio di Istituzioni (magistratura, forze dell’ordine, governo) si misurerà con questo confronto".

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