28 gennaio 2010

La telepolitica e le emergenze



Una battuta che circola sul web è molto truce, ma rende l'idea della speculazione e dell'uso sapiente dei media in una condizione di accesso favorevolissima. 200.000 morti per il terremoto a Haiti. Berlusca: "Azz, fosse successo in Italia avrei vinto le Regionali alla grande!".

L'assunto serve a spiegare come l'esecutivo riesca a manipolare scientemente le emergenze per fini strettamente propagandistici ed elettorali. Era successo con il terremoto in Abruzzo, si sta tentando la stessa operazione con la Calabria, dove si è tenuto l'ultimo consiglio dei ministri. In questa strana concezione della democrazia lo spazio per il dissenso, la contestazione, il semplice scambio dialettico non esiste. Il premier si è rifiutato di ricevere una delegazione di lavoratori portuali, a rischio licenziamento e già in cassa integrazione, che ha inscenato una manifestazione pacifica. In prima fia campeggiavano gli striscioni benevoli delle organizzazioni parapolitiche e dei circoli. Naturalmente l'immagine è tutto, così il premier Silvio Berlusconi ha stigmatizzato: "Spero che questa brutta abitudine di fare fiction sulla mafia finisca. Queste fiction hanno danneggiato l'immagine del Paese" ha detto il premier.

Tra i manifestanti c'era anche il rappresentante della De asi costruzioni: "La nostra azienda non ha più accesso al credito e sta per chiudere. Siamo un centinaio" ha spiegato il capo delegazione della De Masi costruzioni. E un portuale di Gioia Tauro: "In due anni 500 persone hanno perso il posto di lavoro. Siamo qui a chiedere un intervento serio al governo. La 'ndrangheta si sconfigge con il lavoro, non solo con le chiacchiere e potenziando le forze di polizia. Se non c'è occupazione la manovalanza della mafia crescerà". Queste cose non si devono dire e soprattutto non si devono vedere, sono poco funzionali alla logica del "ghe pens mi" e dell'iperoperatività del governo. Succede nella deomcrazia telecomandata del consenso.

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