08 gennaio 2010

La Calabria sprofonda




Nel breve volgere di poche ore viene fuori tutta la complessità della situazione socioantropologica in terra bruzia. E' una lady 'ndrangheta a posizionare l'ordigno dimostrativo alla Procura generale. L'attacco al cuore della magistratura fa rumore. Si mobilitano brandelli di società responsbile. La parlamentare del Pdl Angela Napoli denuncia con nomi e cognomi i trasformisti in predicato di fare il salto della quaglia alle prossime regionali. Dopo poche ore dall'annuncio dei provvedimenti eccezionali varati dal governo con il potenziamento degli organici e l'invio di 8 magistrati in città, a pochi chilometri dal capoluogo di provincia scoppia la rivolta dei migranti, prettamente impiegati nel settore agricolo e nella raccolta degli agrumi che vivono in condizioni di degrado e di sopraffazione e sono sottoposti ai soprusi e alla sopraffazione 'ndranghetista. Sono molti di più di 1500, quelli ufficialmente censiti. Le violenze della ribellione naturalmente sono ingiustificabili e figlie di del degrado e del ricatto in cui vivono gli immigrati. E' successa una rivolta, impensabile da queste parti. Si è ripetuto l'episodio di Castelvolturno, naturalmente amplificato ed esasperato da anni di angherie subita e retiterata.

Naturalmente la coabitazione sarà impossibile, dopo le scene di guerriglia urbana. Prevarrà la risposta muscolare del law and order, quella del sensazionalismo, oltre che della rappresaglia per ritorsione, della propaganda politica. Da mesi è attivo un cordone sanitario-sociale di volontari che agiscono dove lo Stato e gli Enti locali latitano. La guerra etnica è sbarcata in Calabria. Ci saranno sempre meno margini di dialogo e chiunque tenterà di fare ragionare sarà tacciato di fare il gioco dei migranti che devastano la città. E pensare che viene magnificata l'accoglienza dei calabresi. Tutta letteratura. Il presente è una terra straniera, aspra, inospitale.

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