01 dicembre 2009

Il fuori onda del compagno Fini



Il sito di gossip Dagospia lo chiama, sbeffeggiandolo per il suo passato in cui si scagliava contro gli immigrati e faceva dichiarizioni di matrice neo-fascista, Gian-menefrego Fini. Questo fuori onda non aggiunge nulla al pensiero che la Terza Carica dello Stato ha esternato più volte in questi mesi. Ovvero il tentativo di costruire una destra credibile, moderna, europea che affronta i problemi avulso dalla demagogia berlusconiana o dal populismo urlato leghista e di mantenere l'equilibrio che il ruolo di raccordo con il Capo dello Stato impone, in linea con la linea tenuta in passato dal suo predecessore (in termini di area politica) Pierferdinando Casini.

A parte aver definito "creativo" il fondatore del movimento Ammazzateci tutti, il pensiero finiano non si arricchisce di molto con questo video rubato a un convegno in quel di Pescara, anzi rende più verosimili le affermazioni fatte in privato e riportate da Feltri con grande evidenza: "Non sono un Gasparri o uno Schifani" (uno scendiletto berlusconiano, uno yesman). Pochi giorni fa Berlusconi aveva lanciato un ultimatum: "Chi non è d'accordo con la linea del Pdl è fuori dal partito". Il suo bersaglio era Fini, martoriato quotidianamente dal Giornale di famiglia, nemmeno fosse l'ultimo dei comunisti, quasi sempre in disaccordo con Silvio.

Secondo i nemici interni Fini è un generale senza esercito. Può contare solo su una minoranza di fedelissimi. Negli equilibri decisionali del partito, la cosa ha un suo peso. Come ha ammesso Umberto Bossi, senza Berlusconi è difficile prefigurare un futuro politico per l'ex Delfino di Almirante. Senza Berlusconi appunto. La sua credibilità si è accresciuta di molto, come il feeling con D'Alema. Autorevoli politologi ed analisti sostengono che Fini potrebbe essere un leader, approfittando del vuoto lasciato dalla sinistra, del Partito democratico, che come al solito, vuole fare da salvagente al legittimo impedimento berlusconiano (come dimostra l'intervista di Enrico Letta al Corriere). Su una cosa il ragionamento di Fini è sensatissimo se il quadro delle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, che sarà ascoltato dai magistrati il 5 dicembre prossimo dovesse dipingere un contesto a tinte fosche, con un coinvolgimento diretto del premier nelle stragi, la situazione diverrebbe molto più fluida e allora tutto potrebbe rimettersi in gioco.

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