23 settembre 2010

La manifestazione e l'ipocrisia


Accade che una manifestazione indetta per dire No alla 'ndrangheta, l'ennesima, nata da un'idea de Il Quotidiano della Calabria, questa volta dopo le bombe alla Procura e sotto casa del procuratore alvatore Di Landro, ottenga la quasi unanimità del panorama politico calabrese e nazionale. Un successo strepitoso, se letto unicamente con il parametro della partecipazione.  Un trasversalismo bipartisan che si è visto in tante altre circostanze, beninteso, che merita una riflessione e dei distinguo.

Come mai, con un dispiegamento di forze del genere, la Calabria sia ancora sotto scacco della criminalità organizzata calabrese è un mistero. Se tutto è 'ndrangheta, niente è 'ndrangheta. Allora occhio ai camuffamenti. Tutto si può dissimulare, mischiare in una melassa indifferenziata con l'adesione massiccia a quella che rischia di diventare una parata e nulla più. L'idea è che spenti i riflettori la criminalità continuerà ad andare a braccetto con la politica, con i suoi infingimenti e le sue ipocrisie ì, e che nessuno chiederà conto della coerenza di alcune scelte politiche a chi aderisce a parole all'antimafia e nei fatti continua ad alimentare continuità con la zona grigia della masso-mafiapolitica, il vero grumo che nessuna inchiesta giudiziaria è ancora riuscito a scalfire. L'iniziativa di daSud serve a distinguere il grano dal loglio.

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