26 maggio 2010

Facci e il training autogeno di Repubblica


Filippo Facci per Libero

A proposito di prostata e di Berlusconi - visto che se ne parla. Non vedo il Cavaliere da molto tempo, ma nella mia memoria è stagliato il giorno in cui lo conobbi. Fu nel 1996, ad Arcore. Volle conoscermi lui. Mi dissero che era un tipo formale e mi consigliarono di agghindarmi di conseguenza. Mi parcheggiarono in una stanza piena di libri antichi, sinché, di lontano, vidi una sagoma bianca avvicinarsi alla porta-finestra: era lui in tuta da ginnastica, camminava piano, come dolente. Lo era. La prima parola che mi rivolse non fu «buongiorno», o «come va», o roba del genere. La frase fu precisamente questa: «Facci, Facci... non mi tira più l'uccello».

L'avevano appena operato alla prostata, appunto. Poi le cose - come il Paese sa - gli andarono a posto. Io comunque ricordo questo: che risi. Risi proprio come uno scemo: io sbarbato e con la cravatta - il nodo me l'ero fatto fare - e lui in tuta di acetato come un brianzolo domenicale. Era Berlusconi, lo stesso uomo che un giorno sarebbe stato applaudito alla Casa Bianca e sarebbe comunque passato alla Storia con modalità ancora tutte da decifrare.

Ricordo pure che in quei giorni, precisamente nel novembre 1996, Curzio Maltese scriveva su Repubblica: «Berlusconi è un politico finito, lo sanno tutti». Berlusconi c'è ancora.

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