27 agosto 2009

Antimafia, l'intelighentia dalla Bocca chiusa


La cifra di un ritardo culturale di una classe dirigente e dei suoi opinion leader regionali è data dalla modestia di un dibattito letterario e sociale, tutto agostano, così sterilmente stucchevole che vi si articola, da apparire perfino più surreale e paradossale di un film di Ciprì e Maresco.

Succede che un testo, elogiato fuori dai confini della Calabria, La Calabria brucia di Francesco Mauro Minervino venga incensato enfaticamente da una testata locale che ne esalta i tratti di originalità, la capacità di approfondimento minuziosa, l’analisi impietosa dei mali che affliggono un territorio, eleggendolo a opera di ingegno incommensurabile, indispensabile per comprendere l’abbrutimento post Duisburg della terra dei Bruzi.

La Calabria brucia, attraverso una simbologia ricercata, descrive un ambito territoriale saccheggiato, stuprato e depredato nella sua interezza da una classe politica imbelle e affarista, che agisce impunemente con la complicità di un popolo che confonde il diritto con il favore, in cui il massimo sforzo degli intellettuali progressisti, noncuranti del deserto dei Tartari a livello di produzione intellettuale, è proteso in difesa di rendite di posizione.

Alcuni passaggi, condivisibili o meno, sono di forte impatto icastico. Si legge, tra l'altro: "San Luca è un luogo arido e assurdo, un regno di morte che nello stesso tempo sa di arcaico e smisurato, di incompreso presente...San Luca è un paese brutto, spaventosamente brutto, brutto di una bruttezza speciale, non comune e forse tempo. (La Calabria brucia, dal capitolo Altri Fuochi, pp.23-24)....La piana di Gioia Tauro, la Sibaritide, il Coriglianese, l'area commerciale lametina vicina all'aeroporto offrono il meglio delle concessionarie plurimarche di questa regione. Sono veri compound del lusso che ben rifiniti e lucidi si stagliano netti e decisi sui bordi delle superstrade statali e dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, perennemente cantierizzata nel suo tratto calabrese".

Pasquino Crupi è un intellettuale del popolo, con il gusto della provocazione, giammai fine a se stessa, e in maniera iperbolica, esaltando il Folkgeist sanlucoto, ha bollato dalle colonne di Calabria Ora, con un corsivo ferale ("Condoglianze da San Luca") il testo di Minervino come un "un capolavoro di scrittura sudicia, che provoca nausea, non soltanto per la totae falsificazione della realtà, ma anche per l'assenza di qualsivoglia impianto storicistico". Malgrado qualche intervento successivo, il dibattito, invocato invano dal direttore di Calabria Ora, Paolo Pollichieni, con la "chiamata alle armi" agli intellettuali, accusati di non parlarsi tra loro o di non parlare affatto non è lievitato più di tanto, anzi si è concluso con l'invio di una lettera-diffida del legale di Mauro Francesco Minervino in cui si polemizza con il giornale e si specifica che l'opera non è letteraria o sociologica e che la parte dedicata a San Luca è marginale e le polemiche tirate in ballo strumentali e speciose, con buona pace di quanti lo avevano promosso a vessillo apocalitticamente legalitario. (sic!)
A livello nazionale, se Dio vuole, non va tanto meglio. Giorgio Bocca su L'Espresso in un pezzo composito in cui affronta il problema delle connivenze tra mafia, politica e forze dell'ordine nell'ambito della vicenda Ciancimino, con le rivelazioni relative al caso Borsellino, conclude: "I carabinieri, specie quelli che arrivano da altre provincie, sanno che in Sicilia un colpo di lupara può raggiungerli in ogni vicolo, in ogni tratturo. È naturale, allora, che si creino delle tacite regole di coesistenza". In questo caso, senza entrare nel merito delle affermazioni, è venuto fuori un vero e proprio linciaggio da parte di politici bipartisan, un diluvio di dichiarazioni a sostegno della fedeltà dell'Arma, mentre delle firme prestigiose e degli intellettuali à la page nessuna traccia. Da questi temi soloni e tromboni si tengono prudentemente alla larga.

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