08 marzo 2010

L’agonia del Mezzogiorno, sei proposte shock per la rinascita

di Fabio Cavallotti - Virgilio.it

Il nuovo libro di Francesco Delzìo denuncia la scomparsa della questione meridionale dall’agenda politica del Paese

Il Sud Italia rischia di diventare la nuova Petra. La splendida città ellenistica abbandonata e coperta dalla polvere del deserto. Un futuro da incubo. Causato non dai cambiamenti climatici, ma dall’inesorabile impoverimento economico e demografico.
Armato di questa funerea previsione, Francesco Delzìo, con il suo nuovo libro “La scossa” (Rubbettino Editore), denuncia la scomparsa della questione meridionale dall’agenda politica del Paese. Il Sud è stato dimenticato, messo da parte. E’ l’unica grande area d’Europa che rimasta depressa. E il divario è addirittura aumentato rispetto al resto del Paese.Il libro è diviso in due parti. In una ci sono i numeri, le indagini, che testimoniano il progressivo impoverimento, i soldi sprecati, la continua erosione delle risorse umane ed economiche.
Nella seconda, si passa al “fare”. Delzìo presenta sei proposte - da lui definite “shock” – per la rinascita. Interventi che vanno a colpire, in prima battuta il tessuto economico del Mezzogiorno, eccole: no tax area per le imprese, rilancio del turismo di qualità, incentivi fiscali per gli iscritti alle facoltà scientifiche, maggiore flessibilità contrattuale, ineleggibilità per gli amministratori locali colpevoli di dissesto finanziario, una nuova cassa del Mezzogiorno autonoma e slegata dal potere politico locale. Idee. Sicuramente destinate a far discutere. Ma va evidenziato il filo che unisce queste proposte. Ovvero accendere la speranza, svegliare le generazioni più giovani. Dare, appunto, una “scossa” soprattutto etica alle nuove generazioni. Forse il grande male del Sud sta proprio lì, tra i giovani. Quelli che se ne vanno dopo gli studi e quelli che restano, non occupati, senza lavoro, privi d’iniziativa.
Ed è proprio Francesco Delzìo che a raccontarci come la sua Scossa deve svegliare le coscienze sia della classe politica sia delle nuove generazioni meridionali.


Tra le proposte shock per il rilancio del Mezzogiorno mette al primo posto la creazione di una no tax area per le imprese. Quante possibilità ci sono che diventi realtà?

Attualmente nessuna. Né il governo attuale, né quello precedente ha fatto propria questa battaglia.
La creazione di un’area a zero tasse per le imprese è l’unica alternativa valida ai finanziamenti a fondo perduto. Questi contributi non servono, sono tecnicamente inutili. Puro spreco di denaro pubblico. Eppure altri Paesi d’Europa hanno scelto la strada delle agevolazioni fiscali. Mi riferisco, per esempio, all’Irlanda.
Voglio ricordare che il Sud è la più grande aerea d’Europa depressa che non ha tratto vantaggio dai fondi di coesione dell’Unione. L’unica.
Ci sarebbero solide basi affinché le forze politiche italiane intraprendano una battaglia a Bruxelles per la creazione di una no tax area meridionale.
E c’è un altro punto su cui riflettere: tra tre anni, nel 2014, andranno in scadenza tutte le iniziative legate alle politiche di coesione. Ciò significa fine degli aiuti per le aree depresse. Ebbene l’Italia, la nostra classe politica potrebbe assumere il ruolo di capofila per fare pressione sul mantenimento degli aiuti e delle politiche di agevolazione, anche fiscali.
Per ora, invece, non odo alcunché. Ripeto: il Mezzogiorno è totalmente assente dal dibattito politico.
Una chiave per lo sviluppo passa per il turismo. Qual è il modello da seguire?
Partiamo da un dato. Il Sud Italia, rispetto al resto d’Europa, ha potenzialità enormi. Detiene il record dei siti Unesco. Nonostante ciò raccoglie solo le briciole dei grandi flussi turistici.
Per capovolgere la situazione occorre puntare sulla qualità, sul turismo di fascia medio-alta.
Un obiettivo raggiungibile solo attraendo sul territorio i grandi imprenditori del settore. Gli unici in grado di fornire strutture all’altezza.
Come fare? Teoricamente è semplice: è necessario togliere di mezzo la giungla delle autorizzazioni, dei pareri amministrativi, dei veti incrociati. Ovvero: meno burocrazia.
Fatto questo, poi si dovrebbe indire, a livello di governo centrale, un grande concorso internazionale per 100 progetti imprenditoriali. Una volta approvati, una legge obiettivo potrebbe essere la soluzione per la realizzazione effettiva degli investimenti.
Quanto pesa la presenza della criminalità organizzata nel sottoviluppo del Sud?
Naturalmente è un problema, anche se ci sono tante zone del Mezzogiorno che non sono sotto il controllo delle organizzazioni mafiose. Però troppo spesso la mafia è diventata un alibi per non agire.
Lo ripeto è necessario che il tema “Sud Italia” torni in primo piano.
E’ necessario avviare iniziative in grado di attrarre capitali, investimenti sul territorio.
E’ necessario che si metta in moto in circolo virtuoso che dia una scossa ai giovani, alle nuove generazioni, troppo rassegnate, senza speranza.
Quanto ha influito l’affermazione della Lega Nord nell’abbondare il Mezzogiorno al suo destino?
L’affermazione della Lega e delle istanze del Nord hanno giocato un ruolo importante. Ma non è solo colpa degli “altri”.
Da anni, per esempio, sono scomparsi leader politici meridionali. C’è una totale mancanza di leadership politica.
Attualmente quali sono le eccellenze che possono essere prese come esempio?
Si possono indicare gran parte degli imprenditori meridionali.
E’ il caso di Confindustria Sicilia del presidente Lobello che ha intrapreso una coraggiosa lotta contro il crimine e la piaga delle estorsioni.
Purtroppo ciò non basta fino a quando la classe politica si volterà dall’altra parte rispetto al sottosviluppo del Mezzogiorno. E l’Italia senza Mezzogiorno, resta un Paese senza futuro.

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