30 giugno 2010

Gli ultimi leninisti



di Adriana Pollice - Il Manifesto

In Italia c'è chi non ha mai smesso di preparare l'assalto al Palazzo d'Inverno: il cuore della rivoluzione bolscevica batte ancora a Ischia, a tenere viva la speranza Domenico Savio, protagonista del documentario Il segretario generale del Partito comunista italiano marxista leninista di Antonio Moreno. Sull'Isola verde nel golfo di Napoli, reddito medio pari a quello svizzero, si continua ostinatamente a parlare di lotta di classe: «Quello che mi ha affascinato - racconta il regista - non è l'aspetto originale o magari folkloristico ma l'avventura umana di un uomo ostinatamente attaccato alle sue idee. Mi domando: è giusto essere coerenti fino al punto di rimanere soli? Un interrogativo che credo sia fondamentale visto la deriva che sta prendendo il paese».
La sede del Pci-ml a Forio è dipinta di giallo e rosso in ogni minimo dettaglio, dalle rifiniture sulle porte alle ringhiere, le falci e martello sono ovunque, anche nel disegno delle mattonelle. Lo spazio è organizzato intorno alla sala per i dibattiti e alla biblioteca, sugli scaffali si trovano ad esempio le annate di Ordine nuovo rilegate in rosso oppure la raccolta completa delle opere di Stalin in italiano e in russo. Sulle pareti i ritratti dei padri fondatori, un Lenin in colori pastello o Marx in bianco nero, accanto al Premi Spartaco. Domenico Savio, settantenne agguerrito, ha ereditato la passione dal padre, famoso antifascista di Ischia, ha studiato da dirigente del Pci alle Frattocchie e ha trasmesso la passione al figlio, «terza generazione di comunisti», rivendica orgoglioso.
Gennaro, uomo di un'altra epoca, stampa i logo su carta adesiva, si occupa di volantini e merchandising, soprattutto cura il tg on line del partito quando torna a casa dal lavoro: telecamera, pc e connessione veloce, nello studio del suo appartamento fa il tecnico e anche il mezzobusto. Gli argomenti spaziano, «in diretta sulla radio de Il sole 24 ore Domenico Savio attacca a bruciapelo il padrone d'Italia Silvio Berlusconi: "si è arricchito sfruttando il mondo del lavoro"», ma anche i problemi fognari e le buche nelle strade, gli unici a segnalare il possibile disastro prima delle frane killer dell'anno scorso. Li si trova su Youtube, Youreport, sul loro blog (www.pcimltv.blogspot.com) ma il segretario generale di tanto in tanto fa delle incursioni corsare sulle tv nazionali: nei talk show di politica di Canale Italia tra leghisti ed economisti di seconda fascia, come Oscar Giannino, a difendere il partito di classe per la civiltà del futuro.
«Scoprii dell'esistenza del Pci-ml nel 2006 - spiega Antonio Moreno - quando lessi su un quotidiano che avevano preso alle elezioni 26mila voti, una piccola Cuba a Ischia! Nel 2008, con i partiti di sinistra a pezzi e fuori dal parlamento, ho pensato di fare un lavoro su Savio, uno che non si vergogna di usare un linguaggio veterocomunista in un'isola che è sempre stata un feudo democristiano, dove non hanno alcun seguito anche se poi tutti si fermano al banchetto per mettere le firme necessarie per presentare la lista al senato. Ci sono stato d'inverno, quando il glamour dell'estate sparisce e Ischia sembra un qualsiasi paese dell'entroterra dove ancora sopravvivono cose di un altro secolo come il vecchio militante del Pci e della Dc». E allora su un palco montato ad appena un metro da terra, in una delle piazzette di Forio, sotto un pioggia fine, Domenico Savio prova a convincerli a eleggerlo sindaco o, almeno, a mandarlo in consiglio: «Chi farà i vostri interessi? Certo non il medico a cui date il voto con la promessa della visita specialistica in tempi rapidi o dell'ingegnere» ma non si ferma nessuno e i sei sindaci di Ischia continuano in prevalenza a fare i dottori. Però un piccolo seguito ce l'hanno anche fuori dai confini isolani: «A Pomigliano durante un corteo per il Primo Maggio ho trovato un ex operaio che vota Pci-ml: sono gli unici che parlano di rivoluzione e io ancora ci credo in queste cose, ragiono con la parte sinistra del cervello, mi ha detto».
Al Festival di Bellaria, dove il documentario è stato presentato, in molti sono stati spaventati per il titolo: «Si aspettavano, forse, un lavoro paludato, magari ideologico ma io non volevo dimostrare niente né dare giudizi, sono stato con loro per vari mesi, telecamera e microfono, non faccio lavori di inchiesta ma di narrazione e quello che viene fuori è il lato umano, anche umoristico, magari surreale».
Padre, figlio e due attivisti, intorno però ci sono anche gli ex compagni del Pci, finiti in altre formazioni politiche. I più vicini, quelli quindi con cui litigare furiosamente, sono Francesco Monti e Gennaro La Monica, rispettivamente di Rifondazione comunista e del Pdci: «A sentirli discutere sembra siano lontanissimi ma quello che li divide soprattutto è il giudizio su Stalin, a loro non sembra possibile che Savio si ostini a difenderlo». Domenico Savio è fatto così, chiuso a difesa del «socialismo rivoluzionario realizzato nel ventesimo secolo» e le posizioni critiche dei suoi ex compagni di partito non le perdona: «Rappresentanti dell'ultimo Pci da cui sono venuti fuori partiti imborghesiti, trozkisti gorbacioviani ecco cosa siete, che Solgenitsin abbia detto quello che ha detto sui gulag si capisce, era pagato dall'occidente, ma pure tu Franco Monti... erano prigioni, campi di rieducazione. Che c'è di male nell'educazione?».

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