02 luglio 2010

Una polemica tutta calabrese



da peacereporter.net

Reggio libera Reggio
di Gianluca Ursini

Libera Reggio. Si chiama tecnicamente ‘vetrofania' l'adesivo, o sticker, da appiccicare sulla vetrina del vostro negozio, per chiarire alla clientela che siete ‘Pizzo Free'; una iniziativa rivoluzionaria per Reggio Calabria, o ‘Ndrinopoli', la capitale della Mafia più feroce, quella da oltre 800 morti nei 5 anni di guerra tra clan negli anni '80. La promuove Libera di Don Luigi Ciotti e vi aderiscono i tre sindacati maggiori, ma anche Confesercenti, Confartigianato e Confcommercio. Una associazione anche istituzionale, che grida ai venti dello Stretto: "Noi il pizzo non lo paghiamo"!
Si riuniscono, in una cittadina di appena 220mila abitanti, ben 61associazioni, soprattutto "è importante notare come l'iniziativa abbia coinvolto sia aderenti di destra estrema come di sinistra, laici come cattolici, confessioni religiose delle più disparate, dai Valdesi ai cattolici ai protestanti", spiega don Mimmo Nasone, animatore di ‘Libera' nella provincia della Calabria citeriore.

Ticket anti Racket Per adesso ci sono solo tre imprenditori che hanno denunciato il racket, ma ben presto gli adesivi con su scritto "Reggio Libera Reggio" vorranno dire che in quel negozio non ci si piega all'"Amici ill'amici" e non si danno soldi per la protezione delle Ndrine. "C'è bisogno di concretezza, meno parole e più fatti, meno convegni e più coerenza e continuità di azione antimafia", secondo Don Ciotti. E a testimoniare che c'è una Reggio che sullo Stretto combatte contro i clan e il loro strapotere, già 500 cittadini hanno dato la loro adesione e disponibilità a fare solo acquisti responsabili antiracket e legalitari. "Mai successo prima che così tante associazioni (e ripetiamolo che fa bene: son 61) si mettessero insieme per combattere la loro battaglia per la legalità", fa notare Don Luigi di Libera.

E adesso votateci tutti! Cade definitivamente invece, e purtroppo, la maschera su alcune associazioni che troppo facilmente avevano finora rappresentato una bandiera dell'antindrangheta, (e forse si capirà come fosse una rendita di posizione) : hanno rifiutato di aderire Aldo Pecora e la sua creatura, l'associazione di studenti locresi "E adesso ammazzateci tutti!" nata all'indomani dell'omicidio di Franco Fortugno; dopo l'entusiastica adesione alla campagna elettorale dell'ex ‘Fronte della Gioventù' Peppone Scopelliti alle Regionali, i giovani Locresi di estrema destra gettano la maschera e rinnegano una battaglia legalitaria "perché noi con quelli di sinistra non ci vogliamo avere a che fare"; purtroppo al momento non si ha nemmeno notizia dell'adesione del ‘Museo della ‘Ndrangheta', altra unica voce dissonante in un movimento unitario, che compone il fronte della legalità al di là delle barriere ideologiche e ricorda quel patto ‘Acipac' che nel 1992 per primo in Italia, ancora prima di Tano Grasso, lanciò la prima associazione anti pizzo a Cittanova nel fondo della Piana di Gioja Tauro, la Calabria più dura e inaccessibile. "Questo è un buon inizio, ma solo un punto di partenza di un ragionamentosul racket in riva allo Stretto. Aspettiamo, vediamo e speriamo", chiosa Tano Grasso, l'antesignano dell'antiracket siculo, e presidente onorario della Federazione nazionalecontro il Pizzo.

Lettera del portavoce nazionale, Aldo Pecora, del movimento antimafie "Ammazzateci tutti"

Carissimi amici di PeaceReporter,


mi rincresce dover sottrarre temo prezioso a me ed a voi per replicare ad alcune gravi affermazioni ed informazioni riguardanti me e la mia organizzazione nel pezzo intitolato "Reggio libera Reggio" da voi pubblicato il 26 maggio 2010 a firma Gian Luca Ursini (http://it.peacereporter.nt/articolo/22127/Reggio+libera+Reggio).

Ursini infatti, non solo scrive in maniera al quanto "spocchiosa" di una presunta mancata adesione di Ammazzateci Tutti all'iniziativa promossa dall'associazione Libera (colgo l'occasione per precisare che per la campagna di cui sopra non siamo proprio stati tenuti in considerazione dagli stessi promotori di Reggio Calabria dell'associazione di don Ciotti, i quali non hanno inteso utile un eventuale coinvolgimento del nostro movimento), ma dimostra tutta la sua malafede allorquando, annoverandoci quali "i giovani locresi di estrema destra" mi/ci addebita una improbabile quanto impossibile dichiarazione con tanto di virgolettato ("perché noi con quelli di sinistra non ci vogliamo avere a che fare").

Ad ogni buon fine, rassicurando il buon Ursini sulla più totale imparzialità e trasversalità ideologico-politica (per lui è anche così?) del movimento che ho l'onore di guidare, così come da cinque anni è ancora scritto a chiare lettere sulla prima pagina del nostro sito, consiglierei altresì al giornalista non solo di selezionare con maggiore scrupolosità le sue fonti, ma di conoscerla bene la Calabria prima di cercare (con evidenti difficoltà) di raccontarla. Si accorgerà, per esempio, che Reggio Calabria è stata purtroppo teatro di ben due guerre di mafia, e non di una soltanto, come lui scrive; ma soprattutto, che Gioia Tauro si scrive con la "i" e non con la "j". Qui non siamo in Asia . . . forse in Africa semmai!

Replica dell'autore dell'articolo, Gianluca Ursini

Ci piacerebbe da calabresi esser ulteriormente smentiti da Pecora. bello sapere che costui non appoggiò a 4 giorni dal voto il candidato Peppone Scopelliti, ex segretario Fronte della Gioventù, che ha stravinto portandosi in Consiglio uomini compromessi. Magari avessimo sbagliato su questa sponsorizzazione del "candidato del cambiamento"(cosi Pecora).speriamo in allucinazioni collettive: ‘'abbaglio fu'' vedere la memoria di Fortugno(difesa da Pecora) accostata al fascistone che si porta dietro una coorte consistente di ex indagati, imputati, condannati.
Le minuzie
Partiamo dalle minuzie; da giovane reggino il sabato, sfidando le ansie genitoriali per la guerra di mafia girovagavo in città, ascoltando sirene delle ‘gazzelle' e delle ambulanze per uno dei 600 morti che la Fenice dello Stretto patì dal 1985 al 1991; nella Guerra, conclusa dal patto tra i De Stefano-Libri-Tegano e Imerti-Condello per uccidere il pm Antonino Scopelliti.
Gioja Tauro, greca ‘Metauros', per i Borboni Gioja; dall'adesione al Regno savoiardo diventa ‘Tauro'. Se adotto la denominazione borbonica in ricordo di quando non ci depredavano per arricchire gli industriali piemontesi, saranno affari miei. E' desolante ascoltare lezioni di calabresità da chi vive a Roma da fuori-sede fuori-corso universitario almeno dal 2005.
L'invito
Gli organizzatori di ‘Reggio Libera Reggio' hanno invitato l'associazione di Pecora, contattandone una autorevole esponente. Il rifiuto venne motivato, secondo loro, perché "non è il percorso opportuno al momento" ossia "non è il momento giusto". Sentito ciò, non era necessario contattare il presidente. "Se non ora, quando?"
Sul virgolettato "Con certe organizzazioni di sinistra meglio non avere a che fare" lo riferiscono altre associazioni anti Ndrangheta (NON Libera,):come più volte ascoltate dal Pecora.
Fin qui tutto bene. ‘E Adesso ammazzateci tutti'; meritoria associazione. Nasce dopo l'omicidio del vicepresidente regionale nell'ottobre 2005. Fin qui tutto bene. I giovani locresi scendono in piazza a offrire il petto alle lupare
Il movimento appoggerà anche il giudice De Magistris al momento del suo trasferimento lontano dalla Calabria di cui scoperchiava la cappa massonica; fin qui tutto bene.
A 4 giorni dalle elezioni, Pecora spiazza i calabresi appoggiando Scopelliti. Due giorni prima in Cosenza il candidato fascista aveva ghiacciato la platea dicendo: "L'omicidio Fortugno nasce da una cambiale non onorata. Quando si fanno certe promesse a certa gente, senza poterle rispettare,,,". Certe promesse. A certa gente.
Scopelliti ha infangato la memoria di Fortugno. Lo ha -interpreto- bollato mafioso; o servo delle Ndrine, che fa promesse che non "può mantenere";e perciò ucciso. E il fondatore di un movimento nato dallo sdegno per l'omicidio Fortugno appoggia il politico che lo disonora?
Si scrive politica, si legge ‘Ndrangheta. Ora va preso un impegno col direttore: scrivere un dossier sulla fogna della politica calabrese. Su chi attornia Peppone. In attesa,un assaggio della ‘crème de la crème' del neoGovernatore: nel processo ‘Testamento' alla cosca Libri, il pm Giuseppe Lombardo (tre buste con proiettili finora) ha chiesto 8 anni di carcere per Massimo Labate. ex consigliere comunale AN; avrebbe preso soldi dai Libri, per organizzare le feste del Santo patrono. Attendo smentite da Peppone.
Candeloro Imbalzano assessore comunale; il pentito Paolo Iannò, (consigliori clan Condello) dichiara l'aprile 2003 "Tutti i miei congiuntimilitano nelle Ndrine..in passato appoggiavamo i socialisti.. alle ultime abbiamo puntato su Imbalzano". Si attende sconfessione
Pasquale Morisani. Nel processo alla cosca di ‘Pietrastorta'il consigliere comunale di destra secondo dichiarazioni a verbale sarebbe a disposizione dei boss "con cuispesso usciva in macchina, a discutere",, di appaltie politica..
Pasquale Tripodi. Udc, ex Udeur,ex assessore, centrosinistra. bel trasformista; quando arrestarono ilsuo portaborse Fortunato Laface gli trovarono in macchina: una calibro 7,65, matricola abrasa, proiettili, silenziatore, più (sai mai) una 6,35; in casa, una lupara a canne mozze con matricola abrasa, revolver bombe a mano, munizioni,,. Al processo in corso a Palmi (Rc) ‘100 anni di storia' il pentito Cosimo Virgiglio lo indica come ‘'l'uomo dei Molè in Regione''. I Molè, con i Piromalli, per l'Onu sono "la più grande organizzazione criminale d'Europa".
Qui ci fermiamo per lo spazio: avremmo altri 21 amici del governatore chiacchierati; anche di Pecora? spero nella smentita
Infine, Pecora, smentisce d'aver ottenuto con delibera ottobre 2009 5mila euro per ‘Adesso ammazzateci tutti' dal sindaco di Reggio Peppone? Speriamo Da quando Sciascia parlò di ‘'professionisti antimafia'' le delazioni portano i giornalisti a commettere errori. Ma Sciascia lottò da Racalmuto. Non da studente fuorisede a Roma.

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