13 febbraio 2010

Lourdes, tra miracoli e illusioni



Lourdes, film di Jessica Hausner, affronta con un intreccio drammaturgico interessante la realtà dei miracoli, della fede all'interno dei luoghi di culto, dove nel 1858 la Madonna apparve a Bernardette e sorge uno dei santuari più visitati dai cristiani, per certi aspetti sempre più somiglianti a bazar di merchandising turistico.

La regista indaga con occhio distaccato e con uno sguardo asettico la telecamere indugia sui personaggi scevra da pregiudizi ideologici. Non a caso la pellicola, presentata in concorso a Venezia, ha vinto due distinti premi assegnati da associazioni cattoliche e atee. Il corpus narrativo è la vita che si svolge all'interno di un gruppo di pellegrini. Le giornate sono scandite da rituali che si ripetono stancamente (l'immersione nella piscina, le vestizioni, le preghiere, la visita alla grotta) in una full immersion in cui non manca nemmeno il premio per il miglior pellegrino. La guarigione di Christine, immobilizzata sulla sedia a rotelle dalla Sla, avviene come una liberazione catartica da una situazione di minorità non solo fisica.

Sono dinamiche molto più umane quelle che coinvolgono gli altri interpreti, logorate dal rancore (perchè lei sì e noi no) e dalle consolazioni impossibili della fede. Alla fine il prodigio taumaturgico diventa illusorio e ambiguo e perfino la felicità un percorso tutt'altro che ispirato dalla conversione religiosa.

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