22 febbraio 2010

Le vere ragioni del consenso a Silvio Berlusconi



da Micromega.it

La questione del consenso a Berlusconi sta diventando un vero rompicapo. Non si comprende infatti come, nonostante le prove di malgoverno che ha dato in passato e che continua a dare nel corso dell’attuale legislatura, egli riscuota ancora, stando ai sondaggi, il favore della maggioranza degli italiani.
La spiegazione secondo la quale il favore dipenda dal fatto che questa maggioranza si identifica con Berlusconi perché egli ne interpreta le pulsioni più profonde non sembra sufficiente, soprattutto oggi, in presenza di una crisi che colpisce più o meno tutti e che rende ancora più evidente la contraddizione tra le politiche di cui ci sarebbe bisogno per governarla e le menzogne che vengono sistematicamente propinate dal premier circa la sua gravità e sul fatto che la crisi sarebbe ormai alle nostre spalle. Senza parlare, poi, delle sconvolgenti notizie sugli intrallazzi all’interno della Protezione Civile e sulla dissipazione di pubblico denaro dalla stessa favorita emerse dalle indagini condotte dai magistrati di Firenze, la cui responsabilità non può non farsi risalire al Presidente del Consiglio, per avere egli sottratto con artifici vari quel delicato settore della P.A. ai controlli di legalità cui sono soggetti tutti i centri della spesa pubblica.
Dobbiamo allora pensare che le massicce dosi di pentotal televisivo somministrate in tutti questi anni abbiano ridotto il cervello degli italiani in uno stato di coma profondo e irreversibile? Benchè suggestiva, in quanto supportata da robuste analisi psicologiche, neppure questa spiegazione appare sufficiente. Se proviamo, però, a guardare in profondità, dentro le condizioni in cui si svolge la convivenza civile nel nostro paese, a quali siano i dati relativi alla distribuzione della ricchezza tra i diversi gruppi sociali, ai rapporti tra i cittadini e il fisco, si profila ed assume sorprendente consistenza quella che io ritengo la più attendibile spiegazione del fenomeno B. e cioè: lo stato di profonda e diffusa illegalità in cui versa il nostro paese e la ingiustizia sociale cronica che lo caratterizza.
E’ stato rilevato che un’altissima percentuale di soggetti non adempie l’obbligo di pagare le tasse e che la cifra dei poveri in Italia ha raggiunto se non superato gli otto milioni di persone e, mentre gli uni sono evidentemente interessati al mantenimento dello status quo perché si arricchiscono a spese di chi le tasse invece le paga, gli altri, dovendo lottare per la sopravvivenza, non hanno la forza di ribellarsi e di rivendicare i diritti fondamentali loro spettanti come cittadini.
Ecco perché gli scandali del malgoverno e delle ruberie di pubblico denaro non provocano l’effetto che dovrebbero su chi oggi governa: chi non paga le tasse rimane indifferente a come il pubblico denaro viene amministrato per la semplice ragione che, in esso, non c’è una lira di suo; chi è povero non ha l’animo né il tempo per indignarsi, dovendo pensare a come sopravvivere. Il combinato disposto di questi due fattori diventa così, paradossalmente, la migliore assicurazione, per Berlusconi, di poter rimanere a lungo al comando, perché soltanto un terremoto sociale di cui però non si intravedono le avvisaglie potrebbe disarcionarlo.

Francesco Paolo Fazio

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