29 gennaio 2011

Perché in Italia non scoppia mai la rivoluzione?

Il cinico incanaglimento e l'immobilismo italiano stridono al cospetto dei sommovimenti in Tunisia, Albania, Egitto. Un articolo di Giorgio Bocca illustra le motivazioni storiche

del comportamento passivo degli italiani.

ANALISI STORICA DEL DNA DELL'ITALIANO MEDIO E NUOVA RIVOLUZIONE
Gli Italiani sono un popolo di pecore. Con questo non si vuole generalizzare, ma analizzando appunto la media, fatti storici dimostrano l'incapacità di questi esseri umani ad evolversi (tradotto in maniera più esplicita in "ribellarsi per migliorarsi"). Nell'epoca dell'Impero Romano gli Italiani non erano altro che un gregge ben guidato ed organizzato, fino a che i Barbari (animali selvatici con nessuna voglia di essere addomesticati) li hanno sopraffatti. A riprova dell'ovinità italiana sta il fatto che durante tutto il Medioevo la penisola è stata dominio di popoli che nel frattempo si erano evoluti in maniera migliore, col risultato che poi quando si è pensato all'unità d'Italia, questa era composta per lo più da gente analfabeta, con diverse culture spesso contrapposte, quindi difficile da tenere assieme perché assolutamente disomogenee. Perfino il Duce se ne accorse preferendo "vivere un giorno da leone che cento da pecora", avendo forse captato quello che era il maggior difetto del suo "popolo". Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l'avvento della televisione, si cercò di insegnare agli Italiani a parlare tutti la stessa lingua, ma si era comunque ben lontani dal farli divenire un popolo compatto, fiero della sua identità ed orgoglioso delle proprie radici, visto che ognuno aveva le proprie. L'identità dell'italiano medio è stata resa e messa efficacemente alla berlina da un grande artista quale Alberto Sordi, che per tutta la sua vita ha cercato di raccontare vizi e difetti sperando che poi venissero limati, cosa che purtroppo non avvenne visto che alla sua morte il senatore leghista Francesco Speroni lo definì spicciolosamente, maldestramente, faziosamente, stupidamente come "un artista locale che non meritava tanti elogi". Si è fermi ancora qui, all'Italia meschina, ruffiana, falsa e clientelare descritta negli innumerevoli, veritieri e famosi films del nostro Albertone NAZIONALE che in cuor suo, come non era stato mai tirchio come si diceva avendo fatto tanta beneficienza signorilmente senza renderla nota, non voleva altro che scuotere gli Italiani da questo torpore che li attanaglia da secoli.
Con l'avvento poi della televisione commerciale, del possesso dei media radiofonici e della carta stampata è stato gioco facile assoggettare gli Italiani ad un nuovo padrone: questo controlla le menti, l'opinione pubblica attraverso sondaggi, indici di gradimento rilevati dopo decenni di bombardamento mediatico perpetrato indefessamente in ogni momento e in ogni sua forma. Minuti importanti scelti in base ai dati di ascolto, ore e ore di trasmissione proposte quotidianamente da emittenti di parte riescono tuttora a far credere agli Italiani che non esista carenza di lavoro, che le risorse saranno inesaubili e che la precarietà non crea un futuro incerto, mentre al contrario fornire delle certezze benché minime è tipico di un qualsiasi Stato sociale. Mai come ora gli Italiani sperano di migliorare il proprio tenore di vita egoisticamente, anche a scapito di altri; si è rafforzato e purtroppo accettato il concetto di "popolo di furbi" che porterà sicuramente ad uno sconquasso nazionale, visto l'aumento vertiginoso del divario tra le classi sociali e il clima di odio che conseguentemente si insinua tra queste. Ciò molto "spicciolosamente, maldestramente, faziosamente, stupidamente" non era stato previsto. Le "grandi" menti capitaliste hanno creduto che il popolo abboccasse all'esca tenendosela in bocca, senza ingurgitarla, per anni, decenni, rimanendo zitto con la bocca piena e lo stomaco vuoto. L'errore, come sarà storicamente tramandato, è stato quello di non aver previsto e fatto i conti con un nuovo media: Internet. Un modo nuovo e veloce di comunicare, allo stesso tempo democratico ed anarchico, un fenomeno sottovalutato e peggio ignorato volutamente con la falsa speranza di sminuirne così l'importanza. Molto presto si dovrà fare i conti con il malcontento espresso rabbiosamente sulla tastiera di un computer. Gli internauti sono controllati ed identificati facilmente, ma sulla rete ci sarà sempre qualcuno pronto a rimpiazzare una perdita, pensare a una guerra contro questo sistema è come averla già persa. Perché? Perché qualora si cercherà di censurare Internet gli scambi di opinione riavverranno com'era una volta: la gente tornerà a salutarsi di nuovo, socializzando nei bar, sui luoghi di lavoro, in qualsiasi punto di aggregazione (case, famiglie, condomini, paesi, città, regioni) e a quel punto il potere sarà rovesciato. Molto probabilmente chi nel frattempo si è arricchito dovrà fuggire all'estero perché tutti cercheranno di riappropiarsi di quello che in precedenza gli è stato indebitamente sottratto e forse l'Umanità in generale riuscirà a capire che non si può basare la propria effimera esistenza esclusivamente sul possesso.
O meglio, spero che avvenga questo.

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