18 novembre 2011

Golpe e governo delle élites

Da più parti si sente parlare di golpe dell'Haute finance internazionale nei confronti dell'Italia. E' condivisibile il discorso sull'alterazione della Costituzione formale e si può parlare a tutti gli effetti di Governo del Presidente, piuttosto che di larghe intese, Grosse Koalition o Governissimo (meglio escludere l'espressione enfatica Colpo di stato e lasciarla a chi ha avallato le peggiori nefandezze del quindicennio in nome del servilismo politico). Senza tralasciare il particolare il capo dello Stato Giorgio Napolitano è stato spesso accusato di essere stato silente contro le leggi ad personam o la decretazione d'urgenza.

Ora, una tale analisi ideologica omette di prendere in considerazione lo svuotamento delle forme della democrazia parlamentare. Non viviamo insomma nel migliore dei mondi possibili. L'esecutivo vegetava in condizioni di assoluta paraliasi, in situazioni di estrema turbolenza finanziaria: è stato battuto 50 volte e ritrovava compattezza solo quando veniva richiesta la fiducia.

Una legge elettorale, dai più definta iniqua (che assicura un'assemblea di nominati), e il leaderismo carismatico e cesarista da parte di Berlusconi hanno trasformato l'istituzione democratica parlamentare in un organo di mera ratifica, un notaio demagogicamente a comando che approvava le leggi proposte dall'esecutivo. Non c'è forse una torsione in senso proprietario-aziendalista del Parlamento, diventato a tutti gli effetti, assimilabile al cda di un'azienda?
Dove sta la normalità costituzionale in tutto questo? Il fatto che il centrosinistra in tre anni e mezzo non abbia saputo contrapporre una valida alternativa di governo a Berlusconi e debba appoggiare il professore Mario Monti come Podestà forestiero meriterebbe ulteriori approfondimenti in altra sede. C'erano alternative praticabili oltre il voto con 250 miliardi di titoli di Stato da piazzare su un mercato privo di liquidità?

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