12 giugno 2011

Enzo Del Re e il sentimento del tempo

Enzo Del Re si è spento il 7 giugno scorso.

Due testimonianze speciali ricordano questo singolare e anarchico menestrello del Sud.

Enzo Del Re, uno dei cantastorie dimenticati della musica popolare italiana....Nonostante la sua ideologia ferrata (per un certo periodo girava con due valigie piene di libri di Mao) le sue canzoni hanno sempre avuto un tono lieve, con giochi di parole, scherzi onomatopeici, invettive bizzarre ai potenti, aforismi, (“Adoro il lavoro ma detesto la fatica”) che bene si miscelavano all’accompagnamento del tamburo di legno, un suono materico che ora era cabaret, ora propaganda, ora coscienza dolorosa... (Corrado Sannucci, La Repubblica)



"Rifiutò il trapianto di reni, perché era convinto che con i suoi metodi i reni si sarebbero rigenerati. Aveva sviluppato sue teorie che lo portavano a curarsi mangiando soltanto polpo. L'Octòpus, come lo chiamava. Aveva fatto studi classici. Non lasciava stare le parole. Le indagava. Partiva dal dialetto, le portava all'italiano, si appassionava all'etimologia....Al concerto disse: "Sulla sedia si vive e si muore" e si riferiva a Sacco e Vanzetti, al fatto che una sedia potesse essere uno strumento d'ingiustizia e di morte, la sedia elettrica, oppure di vita, una sedia da suonare. E viene da pensare che l'ultimo momento l'ha passato su una sedia. L'hanno trovato 24 ore dopo col capo appoggiato al tavolo e il sedere alla sedia, con un espressione come sovrapensiero. Si arrabbiava spesso, ma con l'età era come se non si arrabbiasse più severamente (Vinicio Capossela - La Repubblica)".

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