16 dicembre 2010

L'ultimo transfuga



Lo scilinguato intervento alla trasmissione radiofonica Un giorno da pecora di Domencio Scilipoti, faccendiere, deputato dell'Idv che ha votato la fiducia al governo Berlusconi e vanta nel suo palmares delle risapute frequentazioni 'ndranghetiste, è l'esemplificazione plastica della superficialità con cui è selezionata la classe dirigente dal partito di Antonio Di Pietro, uno che per tanto tempo ha fatto la morale al Pd (che quanto a cambi di casacca e scelte tafazziane vanta un inarrivabile primato). Al tempo il caso Calearo denota quanto siano vacue le prediche di chi parla di improbabili allargamenti al centro nel momento in cui si prefigurano le magnifiche sortie e progressive strategie di posizionamento del centro-sinistra.

Una lavanderia da cui sono passati in parecchi, rifacendosi l'imene politico. Criteri improntati all'assenza di trasparenza e democrazia nella struttura sono quelli che hanno portato all'arruolamento di gente come Aurelio Misiti, signore del Ponte sullo Stretto, che ha salvato nell'ultima legislatura il progetto dell'Opera faraonica. Certo, con gente così, Di Pietro non può più rivendicare alterità politica, rigore e centralità nella questione morale senza suscitare sbadigli. Se questa è la Terza Repubblica e se questi sono i dirigenti meglio rottamarli, ma se chi propone la rottamazione (leggi Renzi) va a cena con Berlusconi, non c'è proprio speranza. Meglio un esecutivo sine die del Cavaliere per vaccinarsi ancora un po'.

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