18 ottobre 2010

Senza causa

dal blog di Enrico Sola

Consulto pochissimo Facebook, ma ogni volta che do un’occhiata da quelle parti mi rendo conto che trabocca di gente presa da una o più cause.

Tutti hanno qualcosa da dimostrare o hanno dei proseliti da fare, hanno qualcosa da proporre, stili di vita da promuovere o - peggio - qualcosa da vendere
Ci sono quelli che pubblicano tutto lo scibile umano sulle malefatte di Berlusconi e si indignano in coro nei commenti. Ci sono gli interisti militanti, i ciclisti “no oil” (btw: spero sempre gli salti via il sellino, alla Fantozzi: sono riusciti a rendere odiosa una cosa semplice e popolare come la bici), gli adottatori compulsivi di cani e gatti, i meridionalisti incazzati, i postatori seriali di videoclip monotematici, i vegani molesti, le fashion victim, i “guarda che belle foto che faccio” e così via.

Forse sto invecchiando. O forse sto diventando - uccidetemi, nel caso - moderato (brrrrrr), ma non ho cause da proporre, non ho scelte di vita da presentare al prossimo (le tengo per me), non ho gruppi a cui appartengo che mi inorgogliscono più di tanto, non ho nessun posto o evento a cui invitarvi e no, non vi consiglio di aggiungere alcunché all’elenco di menate di cui tutti farciamo i nostri profili Facebook. E figuriamoci se ho qualcosa da vendere.

Eppure sono uno a cui non mancano le opinioni. Ok, è un eufemismo. Riformulo.
Eppure sono un fazioso di merda, ben oltre i limiti della sopportabilità, a cui non è affatto estraneo il concetto di militanza per cause grandi o piccole, serie e idiote (soprattutto idiote).

Però, boh, mi rendo conto che in questo diluvio di issues, di proclami, di inviti e di adunate non ho voglia di dire niente e non ho voglia di seguire niente e nessuno. E non è pigrizia. È che non sono mai convintissimo. O se lo sono, lo sono con dolcezza.

Faccio un esempio. Penso che Minzolini sia un servo patetico, ma non mi metterei mai in coda dietro a quelli che chiedono le sue dimissioni ai quattro venti, fanno le adunate col Waka-waka e si indignano. E dire che hanno ragione. Però proprio non ci riesco. E vale così per un miliardo di altre cause che quotidianamente infestano il mio Facebook.

In un periodo pieno di assoluti, ho solo pensieri morbidi. Il gruppo più accanito a cui riuscirei a iscrivermi su Facebook sarebbe qualcosa tipo “Forse sarebbe meglio che la gente guardasse di più Star Trek” o “Non maltrattate i panda ma non dategli neanche troppa confidenza, ché non si sa mai”.

Temo che, accantonata l’ipotesi della demenza senile precoce, il perché di questo rifiuto della militanza e dell’enfasi conseguente sia tristissimo. Mi sa che mi sono convinto che non ha senso sbattersi troppo, perché tanto il prossimo non ti capisce e viviamo in un paese (in un mondo?) di scemi. E non vale solo per la politica, ma anche per tutto il resto.

Insomma, il solito disperato “no future” del punk senza l’incazzatura nichilista, senza le spillette cool e senza il giubbotto di pelle, che fa tanto figo.

Nessun commento:

Posta un commento