dal blog di Enrico Sola
Consulto pochissimo Facebook, ma ogni volta che do un’occhiata da quelle parti mi rendo conto che trabocca di gente presa da una o più cause.
Tutti hanno qualcosa da dimostrare o hanno dei proseliti da fare, hanno qualcosa da proporre, stili di vita da promuovere o - peggio - qualcosa da vendere
Ci sono quelli che pubblicano tutto lo scibile umano sulle malefatte di Berlusconi e si indignano in coro nei commenti. Ci sono gli interisti militanti, i ciclisti “no oil” (btw: spero sempre gli salti via il sellino, alla Fantozzi: sono riusciti a rendere odiosa una cosa semplice e popolare come la bici), gli adottatori compulsivi di cani e gatti, i meridionalisti incazzati, i postatori seriali di videoclip monotematici, i vegani molesti, le fashion victim, i “guarda che belle foto che faccio” e così via.
Forse sto invecchiando. O forse sto diventando - uccidetemi, nel caso - moderato (brrrrrr), ma non ho cause da proporre, non ho scelte di vita da presentare al prossimo (le tengo per me), non ho gruppi a cui appartengo che mi inorgogliscono più di tanto, non ho nessun posto o evento a cui invitarvi e no, non vi consiglio di aggiungere alcunché all’elenco di menate di cui tutti farciamo i nostri profili Facebook. E figuriamoci se ho qualcosa da vendere.
Eppure sono uno a cui non mancano le opinioni. Ok, è un eufemismo. Riformulo.
Eppure sono un fazioso di merda, ben oltre i limiti della sopportabilità, a cui non è affatto estraneo il concetto di militanza per cause grandi o piccole, serie e idiote (soprattutto idiote).
Però, boh, mi rendo conto che in questo diluvio di issues, di proclami, di inviti e di adunate non ho voglia di dire niente e non ho voglia di seguire niente e nessuno. E non è pigrizia. È che non sono mai convintissimo. O se lo sono, lo sono con dolcezza.
Faccio un esempio. Penso che Minzolini sia un servo patetico, ma non mi metterei mai in coda dietro a quelli che chiedono le sue dimissioni ai quattro venti, fanno le adunate col Waka-waka e si indignano. E dire che hanno ragione. Però proprio non ci riesco. E vale così per un miliardo di altre cause che quotidianamente infestano il mio Facebook.
In un periodo pieno di assoluti, ho solo pensieri morbidi. Il gruppo più accanito a cui riuscirei a iscrivermi su Facebook sarebbe qualcosa tipo “Forse sarebbe meglio che la gente guardasse di più Star Trek” o “Non maltrattate i panda ma non dategli neanche troppa confidenza, ché non si sa mai”.
Temo che, accantonata l’ipotesi della demenza senile precoce, il perché di questo rifiuto della militanza e dell’enfasi conseguente sia tristissimo. Mi sa che mi sono convinto che non ha senso sbattersi troppo, perché tanto il prossimo non ti capisce e viviamo in un paese (in un mondo?) di scemi. E non vale solo per la politica, ma anche per tutto il resto.
Insomma, il solito disperato “no future” del punk senza l’incazzatura nichilista, senza le spillette cool e senza il giubbotto di pelle, che fa tanto figo.
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