09 ottobre 2010

Nella trincea di Reggio tra giudici coraggio e servizi deviati

Giudici coraggiosi, politica e servizi deviati Pignatone: "Collusi anche negli apparati dello Stato"
dì Sandra Amurri - Il Fatto Quotidiano
La città alle prime ore del mattino si mostra surriscaldata e non solo per via di un sole agostano. Davanti alle edicole si fermano a leggere le locandine con la foto del bazooka fatto ritrovare da una telefonata anonima a pochi passi dall'ufficio del Procuratore capo Giuseppe Pignatone. Nei bar commentano la notizia e c'è chi ad alta voce ripete: Pignatone è bravo peccato che se ne sta per andare. Vox populi, vox Dei. Dopo quasi vent'anni, per la prima volta due "forestieri" Pignatone e il suo aggiunto Michele Prestipino arrivati da Palermo assieme a quellaparte "sana" del Palazzo, a giovani magistrati e alle forze di polizia - presenti con un 30% in meno del dovuto - iniziano a fare indagini che non guardano in faccia a nessuno: politici e "traditori" . E quel sistema consolidato che ha reso la Calabria terra estranea ai circuiti informativi. Affiliazioni in crescita
A ROSARNO15 mila abitanti ci sono 250 affiliati. Se aggiungiamo i parenti e gli amici la situazione si aggrava. "Ne facciamo 3 o 4 la settimana" dice il boss Oppedisano intercettato. A Reggio la situazione non è migliore. Giusto per fare un parallelo. A Bagheria ai tempi di Provenzano su 58 mila abitanti, gli uomini d'onore erano 58. "Mi chiedono se la 'ndrangheta riscuote consenso. Ma di cosa discutiamo?". Gli arresti, il sequestro dei beni, i pentiti, la prima grande operazione H crimine condotta con la Dda di Milano, segnano l'inizio e la svolta di quel metodo che a distanza di pochi mesi inizierà a far saltare il coperchio di una pentola da cui esce puzza di servizi deviati. Forze che scendono in campo in difesa della restaurazione. L'ultimo processo ai mafiosi "Olimpia" risale al '95. Da allora il vuoto. È come dire che la conoscenza di Cosa Nostra si fosse fermata al maxi-processo. Nel frattempo l'organizzazione criminale è proliferata senza ostacoli articolandosi in una miriade di famiglie di cosche espandendosi in Liguria dove ha fondato una sorta di "camera di controllo" in cui decidere le controversie. In Piemonte ma anche in Germania, in Svizzera in Canada e in Australia. Il commercialista e l'altro Stato L'ODORE DI SERVIZI deviati è riconducibile ad un nome: Giovanni Zumbo. Commercialista stimato a tal punto che gli era stata anche affidata la gestione dei beni sequestrati, che gode va della fiducia dei magistrati, che ha prestato servizio presso la segreteria politica dell'onorevole Alberto Sarra durante la presidenza Chiaravalloti, attuale sottosegretario regionale alle riforme della Giunta Scopelliti. Era stato fiduciario del Sismi, Zumbo, e di alcuni marescialli del ros Guardia di Finanza poi passati al Sisde. È lui che da le notizie fresche di giornata sulle indagini in corso alla 'ndrangheta. Come viene raccontato dal Procuratore Pignatone alla Commissione Antimafia. Sembra la sceneggiatura di un film. Le intimidazioni di gennaio IL 21 GENNAIO 2010, mentre Napolitano sta lasciando Reggio Calabria dove è arrivato per manifestare solidarietà al Procuratore Generale Salvatore Di Landra oggetto di minacce, i carabinieri scoprono una Fiat Marea con a bordo esplosivo pistole, fucili, guanti di lattice e passamontagna. Le indagini rivelano che il contenuto non aveva alcuna potenzialità lesiva, le armi erano arrugginite, l'esplosivo era artigianale, i guanti di lattice e i passamontagna erano nuovi (quindi l'auto non era stata abbandonata in fuga ma era stata parcheggiata per essere ritrovata). Quelle armi erano state usate nel 2004 e nel 2005 per una serie di attentati estorsivi contro auto e saracinesche dei negozi. Era stata la cosca Ficara. Un passo indietro. Una microspia installata precedentemente dai Ros a casa del boss Giovanni Pelle svela che Zumbo (il commercialista), mentre i carabinieri stavano ancora scrivendo l'informativa, era a conoscenza dell'inchiesta Il Crimine, anche più degli stessi magistrati. Tanto che assicura che avrebbe consegnato l'elenco di quelli che sarebbero stati arrestati. Il progetto va a monte perché per Pelle e Zumbo scattano le manette. I carabinieri rivelano che la fonte confidenziale che aveva permesso di rinvenire l'auto con l'esplosivo era Zumbo. In sintesi Zumbo per accreditarsi come fonte attendibile aveva fatto fare ai carabinieri quel "colpaccio". La Procura sta cercando di trovare le risposte alle seguenti domande: "Chi ha mandato Zumbo da Ficara? Chi lo ha autorizzato a compiere l'operazione della macchina da far ritrovare durante la visita di Napolitano? Chi lo ha mandato dal mafioso Pelle a fornirgli tutte quelle notizie sull'operazione H Crimine?". Di certo Zumbo può aver avuto le notizie solo da un appartenente agli apparati di polizia o di sicurezza. "Ho ritenuto opportuno di rappresentare questa situazione perché inserisce un tassello allarmante della situazione odierna in Calabria caratterizzata da minacce, attentati ecc... Spero di essere stato chiaro", ha detto il procuratore Pignatone all'Antimafia. Se ne deduce che le istituzioni, la politica, lo Stato sappiano che il salto di qualità è dato dalla presenza accertata di "infiltrati, di persone che giocano una partita illecita anche nell'ambito degli apparati, che ci sono collusioni". Quello che ci troviamo davanti, varcata la soglia dell'ufficio, è un uomo che non porta i segni della fatica nonostante venga accompagnato in ufficio alle 8 del mattino da sette agenti che lo riaccompagnano in caserma a notte inoltrata. È un uomo, si sa, abituato a contenere le emozioni. Dalla sua bocca non riceviamo una sola parola arrendevole, neppure pensando a quel bazooka - ora nelle mani della scientifica - pronto per colpirlo. Bensì ragionamenti lucidi che ci spiegano come sia complicato ma non impossibile lavorare in una realtà da sempre dimenticata. Uno sguardo d'insieme CERTO A GUARDARSI attorno, lo sporco in terra, il senso di abbandono che ne deriva, la mancanza di organico - il passaggio obbligato nei bagni per raggiungere dalla stanza del Procuratore a quella di Prestipino - fa apparire l'arrivo dell'esercito un moscerino inviato a combattere gli elefanti. Lo Stato qui è latitante da anni, senza che nessuno lo cercasse. Ora che inizia ad avere volti e nomi, c'è chi si adopera a sfiancarli. E non è certamente la 'ndrangheta. Pignatone non se ne andrà sicuramente prima della scadenza dei tre anni: "Continueremo a fare quello che con tutti i nostri limiti riteniamo di dover fare nel rispetto della Costituzione e del codice. Per il resto è veramente un problema della politica". E se non è chiaro tutto lascia credere che lo sarà tra non molto.

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