06 gennaio 2009
Twitter e l’informazione delle tribù digitali
I messaggi di Twitter hanno raccontato meglio dei mezzi di informazione tradizionali le proteste di Teheran (Andrew Sullivan, blogger)
Ewan Williams, Biz Stone e Jack Dorsey vivono nel quartiere So-Ma di San Francisco: la Silicon Valley non fa per loro. Forse sono nomi che non dicono niente ai più. Ebbene c’è chi azzarda che saranno presto accostati, in termini di importanza, a Guglielmo Marconi, Steve Jobs, Bill Gates. Sono i fondatori di Twitter, il social network più di tendenza del momento, quello capace di raccontare i “Dies Iran” dal ventre pulsante di Teheran in diretta, facendo intravedere le enormi potenzialità del mezzo.
Twitter (oltre che un affare da 250 miliardi di dollari) è un sito web da cui si possono mandare messaggi da 140 caratteri (tweet) agli amici (follower). Con un semplice post di due frasi (editabile anche da un normale cellulare) si crea un’interazione ambientale, una condivisione di link, una fruizione orizzontale del flusso informativo in tempo reale dal basso. Più democratico di così. La rivoluzione Twitter è diventata l’alternativa a Google, il cui sistema si basa su un algoritmo che fornisce i siti più cliccati, grazie a un sistema di spiderizzazione basato sull’autorevolezza dei siti più cliccati.
Twitter aiuta a trovare le notizie dal vivo e a liberare la creatività in modo social. La convenzione di raggruppare tutti i tweet, facendoli precedere dal simbolo # è stata inventata dagli utenti, così come l’idea della risposta introdotta dal simbolo @. Ma che non sarà l’ultima moda di Internet (alcuni mesi fa circolavano argomentazioni simili che pronosticavano anche cambiamenti la palingenesi introdotta da Facebook) lo dimostra il fatto che molti siti vengono agganciati non solo atterrando su , ma attraverso la sponda del social network più trendy per ora.
Quindi c’è da scommettere sulla frammentazione delle notizie come in un grande mosaico, l’accumulo di ricerche potrà costituire una mole tale che consentirà al contenitore web di poter fare concorrenza in soli tre anni al colosso di Mountain View. La curiosità di sapere, la velocità con cui le notizie si propagano e la celerità tipiche dei navigatori saranno il push up di questo aggregatore. La pubblicità dipende dalla visibilità. I marchi di successo saranno spinti a fidelizzare i “seguaci” e ad aggiornarli sulle ultime novità, inchiodandoli ai propri siti e dando loro la possibilità di conoscere in anticipo prodotti, di avere sconti e di interagire, in una parola a investire massicciamente su questo strumento. Un ricorso che sarà sempre più crescente negli anni a venire.
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