11 luglio 2012

Claudio Fava, l'antidoto alla politica privatizzata

Claudio Fava, figlio di Beppe Fava, giornalista ucciso dalla mafia, è uno degli ultimi intellettuali meridiani. Sceneggiatore del film I Cento passi, scrittore di libri, già eurodeputato e dirigente politico, ha deciso di candidarsi alla presidenza della regione Siclia, senza investiture partitiche, né paracadute laddove il diritto si confonde con il favore e il sottobosco governativo porta il governatore Raffaele Lombardo, "profeta di teorie politiche avanzate", ad affidare la nomina di dirigente a un detenuto in carcere. La sua sfida va ad iscriversi nei tentativi utopici di toccare la corda pazza dell'Isola che vuole un riscatto e non è ammaliata dalle suggestioni golpiste dei Forconi o dal trasformismo inciucista del Pd, che riscuote il placet del Governatore. Già solo per questa ribellione alla rassegnazione meriterebbe di essere votato. Senonché il candidato si sta cimentando nell'elaborazione di un programma, che preveda una spesa più incisiva dei fondi comunitari, sta risvegliando un certo movimentismo dal basso, sta inventando una nuova narrazione in terra di Trinacria. Forse sta nascendo la consapevolezza nuova che un'altra Sicilia è possibile.

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