22 marzo 2011

Dieci motivi per vedere Silvio forever


Il nuovo film di Roberto Faenza Silvio Forever è un manifesto epico dell'epopea berlusconiana, una parabola durata un poco meno di un ventennio, raccontata in prima persona dal Super-Io narrante del Cavaliere. Soldi ben spesi per una pellicola che uscirà nelle sale ed è stata boicottata a partire dallo spot. Ecco in sintesi i motivi per cui è un documentario imperdibile nella sua diversità rispetto a tante opere simili e assimilabili.

- La sceneggiatura dei giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo assicura un andamento filologicamente impeccabile e una narrazione piuttosto equidistante, se è vero che anche un filoberlusconiano può riconoscere il marchio di un'opera incentrata obiettivamente sul principale protagonista della scena politica italiana dal dopoguerra ad oggi.

- E' un'opera monumentale da tramandare alle giovani generazioni per capire la megalomania del soggetto cui è stata appaltata un'intera nazione e il senso di un abisso che è un punto di non ritorno.

- Anche se il sistema di montaggio assomiglia a un Blob che si serve di contributi audio, video e frammenti provenienti dal web, dunque non è originale in senso assoluto, riesce ad accattivare in maniera magnetica pur nella sua densa e inevitabile prolissità.

- Aumenta la consapevolezza e l'autostima degli antiberlusconiani e serve da antidoto catarchico per liberare il vulnus del berlusconismo insito nelle pieghe dell'animo di ogni fiero spirito italico.

- Si possono recuperare alcune chicche imperdibili come la visita guidata al mausoleo di Arcore da parte dello scultore Cascella e le parole della madre che sentenzia solennemente: "Non si vedranno mai
- Per chi ricorda solo i guai giudiziari del bunga bunga è un ottimo memorandum.

- Si capisce come i comici siano stati di gran lunga più credibili dell'opposizione parlamentare ed extra parlamentare, perché hanno colto lì'essenza più godereccia e ludica del regime di Sua Emittenza.

- Si coglie nel montaggio sapiente l'essenza antropologica e prepolitica del regno di Berlusconia, meglio che in altri documentari come Videocracy.

- Si capisce come Veronica Lario (di cui si ricorda una trascurabile partecipazione in un film horror di Dario Argento) nel definire l'ex marito come un malato, bisognoso di aiuto e di assistenza abbia colto veramente nel segno.

- Si fa un resoconto veloce di diciassette anni matti e disperatissimi.

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